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Volume 3 - Dizionario 3° Ed.
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301) Dizion.3° Ed. .
LAVANDAIA
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vol.3 pag.941

LAVANDAIA.
Definiz: Che lava i panni lini a prezzo. Latin. lavatrix.
Esempio: Bocc. Nov. 10. 3. Se con colei, che colla fante, o colla lavandaia, o colla sua fornaia favella.
Esempio: Galat. Non voglio perciò, che tu ti avvezzi, a favellare, ec. e come la lavandaia, e la treccia.

302) Dizion.3° Ed. .
LAVARE
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vol.3 pag.941

LAVARE.
Definiz: Far pulita, e netta una cosa, lavandone la sporcizia, con acqua, o altro liquóre. Lat. lavare, abluere. Gr. λούειν, πλύνειν.
Esempio: Boc. Nov. 14. 12. Dove una povera femminetta, per ventura, suoi stovigli, colla rena, e coll'acqua salsa lavava, ec.
Esempio: E Bocc. Nov. 35. 9. Tanto che tutta, colle sue lagrime la lavò.
Esempio: E Bocc. Nov. 15. 26. Disiderosi di volgersi al Mare, per lavarsi.
Esempio: Dan. Parad. 8. Quella sinistra riva, che si lava Di Rodano, poich'è misto con Sorga (cioè si bagna)
Esempio: Petr. Canz. 6. 5. Per lei sospira l'alma, ed ella è degno, Che le sue piaghe lave.
Definiz: §. Lavare il capo a uno: Dir mal di lui. Lat. infamia aspergere. Gr. πλύνειν.
Esempio: Varch. Ercol. 55. D'un, che dica mal d'un altro, quando colui non è presente, s'usano questi verbi. Bardare, scardassare, ec. lavargli il capo, ec.
Definiz: §. Lavare il suo, lavar danari, le sue facultà: vale Dissiparle, mandarle male. Plut. disse eluere.
Definiz: §. Una man lava l'altra: detto proverbiale: si dice del Giovarsi scambievolmente.
Esempio: Las. Spirit. 4. 1. Io ti ricordo, che l'una mano, lava l'altra, e le due il viso [Gr. χεὶρ χεῖρα νίπτει]
Definiz: §. Lavarsi le mani d'una cosa: dicesi del Non se ne volere assolutamente più impacciare.
Esempio: Salv. Granch. 1. 3. Tu vuoi, ch'io me ne tolga giù affatto, e lavimene le mani.
Esempio: Pallav. St. Conc. 176. Se il concilio il facesse, Sua Maestà se ne laverebbe le mani.

303) Dizion.3° Ed. .
LAVATO
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vol.3 pag.941

LAVATO.
Definiz: Add. da Lavare. Lat. lotus.
Esempio: Boc. Nov. 77. 68. Datole a mangiar pan lavato, e poi spogliatola [cioè tenuto in molle nell'acqua. Lat. panis ex aqua]
Vedi Pane.
304) Dizion.3° Ed. .
LAVATOIO
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vol.3 pag.941

LAVATOIO.
Definiz: Luogo, dove si lava. Latin. lavacrum.
Esempio: Alleg. 239. Al pozzo, al lavatoio.
Definiz: §. E per simil.
Esempio: Tratt. Intend. La seconda cosa è verace confessione, la quale è uno lavatoio, nel quale l'huomo si dee lavare sovente.

305) Dizion.3° Ed. .
LAVATURA
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vol.3 pag.941

LAVATURA.
Definiz: Lavamento. Lat. lavatio.
Esempio: Cavalc. Frutt. Ling. Tanto odore rendette, che chiunque lo toccò, non potette poi, per gran tempo, per niuna lavatura, rimuovere quell'odore dalle sue mani.
Definiz: §. Per lo Liquore, nel quale s'è alcuna cosa lavata, da alcuni detto in Lat. lotura. Onde manuum lotura. Lavatura delle mani, detta da' Greci ἀπόνιπτρον. Ateneo lib. 10.
Esempio: Vit. S. Pad. Io le gittai la lavatura del catino addosso.
Esempio: G. V. 11. 26. 1. Torbida, com'acqua di lavatura di cenere.
Definiz: §. Per Cosa artifiziata da lavarsi. Lat. lotio.
Esempio: Lab. n. 205. Poichè molto s'era il viso, e la gola, e 'l collo, con diverse lavature, strebbiata.
Definiz: (In questo significato diciamo anche Lavanda.
Esempio: Fir. Asin. Prendesi un poco d'aneto, e messo con parecchi foglie d'alloro nell'acqua, e dato bere, e fattone una lavanda)

306) Dizion.3° Ed. .
LAVAZIONE
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vol.3 pag.941

LAVAZIONE.
Definiz: Lavamento. Latin. lavatio.
Esempio: Esposiz. Vang. Ma s'egli fu così, come egli dice, dico, che quella lavazione degli occhj, ec.

307) Dizion.3° Ed. .
LAUDA
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vol.3 pag.941

LAUDA.
Definiz: Componimento in versi in lode d'Iddio, o de' suoi Santi. Lat. hymnus.
Esempio: Bocc. Nov. 6. 3. Gl'insegnavano la lauda di Donna Metalda.
Esempio: G. V. 7. Ult. Dinanzi alla detta figura ogni sera, per laici vi si cantavano laude.

308) Dizion.3° Ed. .
LAUDABILE
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vol.3 pag.941

LAUDABILE.
Definiz: Degno di lode, da esser lodato. Latin. laudabilis, honestus.
Esempio: G. V. 1. 1. 4. Acciocchè l'opera nostra sia più laudabile, e buona.
Esempio: Collaz. S. Pad. Il rimanente della lor vita, hanno conservata in laudabile fervor di spirito.
Esempio: Dan. Inf. 15. Saper d'alcuno, e buono, Degli altri, fia laudabil tacersi.
Esempio: E Dan. Purg. 18. Alla gente, che aveva Ciascuno amore in se laudabil cosa.

309) Dizion.3° Ed. .
LAUDABILISSIMO
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vol.3 pag.941

LAUDABILISSIMO.
Definiz: Superlat. di Laudabile. Lat. valdè laudabilis.
Esempio: Fr. Giord. Pred. Laudabilissima cosa, è l'astenersi da queste tresche.

310) Dizion.3° Ed. .
LAUDABILMENTE
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vol.3 pag.942

LAUDABILMENTE.
Definiz: Con modo laudabile. Lat. laudabiliter, laudatè, honestè.
Esempio: Lib. Amor. E se tutti li beni, fatti da femmine, gli debbon piacere, nondimeno laudabilmente si può, ec.
Esempio: Com. Inf. 10. Tornoe all'ordine, dove finì laudabilmente sua vita.

311) Dizion.3° Ed. .
LAUDANO
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vol.3 pag.942

LAUDANO.
Definiz: Sugo grasso, e rugiadoso, che si truova attaccato alle foglie d'un frutice, di che V. Matt. Lat. Latanum. Gr. λάδανον.
Esempio: Tes. Pov. S. Si confetti col laudano, storace, ed olibano.

312) Dizion.3° Ed. .
LAUDARE
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vol.3 pag.942

LAUDARE.
Definiz: E commendare, e dar lode. Lat. laudare, celebrare.
Esempio: G. Vill. 12. 3. 8. Sonando le campane, a Dio laudiamo.
Esempio: Dan. Parad. 25. Laudando il cibo, che lassù si prende.
Esempio: Petr. Son. 22. E tutti voi, ch'Amor laudate in rima.
Esempio: E Petr. Son. 35. Tornar non vide il viso, che laudato Sarà.

313) Dizion.3° Ed. .
LAUDATO
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vol.3 pag.942

LAUDATO.
Definiz: Add. Da Laudare. Lat. laudatus, probatus, celebratus.
Esempio: Petr. Cap. 8. E l'ultimo era il primo, tra laudáti.

314) Dizion.3° Ed. .
LAUDATORE
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vol.3 pag.942

LAUDATORE.
Definiz: Che lauda. Lat. laudator.
Esempio: Mor. S. Greg. E davanti gli occhj del suo laudatore, fosse abbattuto dal vizio della impazienza.
Esempio: Teolog. Mist. Provocano Iddio a dare maggior cose al laudatore.
Esempio: Rim. Ant. P. N. Perch'io non son sì sapio laudatore, Ch'io sapessi, ec.

315) Dizion.3° Ed. .
LAUDAZIONE
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vol.3 pag.942

LAUDAZIONE.
Definiz: Laude. Latin. laudatio, laus.
Esempio: Com. Purg. 7. Qui Sordello, con laudazione di Virgilio, narra della sua parlatura.

316) Dizion.3° Ed. .
LAUDE
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vol.3 pag.942

LAUDE.
Definiz: Parole in commendazione, e in gloria di che che sia. Lat. laus, commendatio.
Esempio: Bocc. Nov. 31. 22. Niuna laude da te data gli fu, che io, ec.
Esempio: Dan. Parad. 19. Vid'io far sì quel segno, che di laude Della divina grazia era contesto.
Esempio: Petr. Canz. 18. 2. Quanto mia laude è ingiuriosa a voi.
Esempio: Red. Ins. 206. Non per vaghezza di laude, ma per desiderio di essere emendato.
Esempio: Tass. Ger. 7. 71. Ma più d'ogni altro il Capitan gli applaude, E gli annunzia vittoria, e gli da laude.

317) Dizion.3° Ed. .
LAUDESE
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vol.3 pag.942

LAUDESE.
Definiz: Che canta le laude, ed erano così detti, anticamente, alcuni huomini descritti in certe compagníe, che avean per uso di cantar laudi. Lat. laudum sacrarum, sive hymnorum vernaculorum cantator.
Esempio: Bocc. Nov. 61. 2. Era molto spesso fatto Capitano de' laudési di Santa Maria Novella.
Esempio: E Bocc. n. 4. E la mattina se ne tornava a bottega, e talora a' Laudési suoi.
Esempio: Quad. d'or. S. Mich. Laudési, e cantori alle laude dell'Oratorio.

318) Dizion.3° Ed. .
LAUDEVOLE
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vol.3 pag.942

LAUDEVOLE.
Definiz: Laudabile. Lat. laudabilis, commendabilis.
Esempio: Bocc. Nov. 36. 4 Huomo di bassa condizione, ma di laudevoli costumi.
Esempio: E Bocc. Nov. 31. 21. In quelle cose laudevoli, che valoroso huomo dee essere commendato.
Esempio: E Bocc. Nov. 27. 41. Ne avendo avuto in quella cosa alcuna, altro che laudevole, se non una.
Esempio: E Bocc. Nov. 17. 21. Siccome già più volte detto avemo, di maniere laudevoli molto.
Esempio: Pallavic. St. Conc. 610. Par loro di non divenirne laudevoli, come grati, ma dispregevoli, come ingannati.

319) Dizion.3° Ed. .
LAUDEVOLMENTE
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vol.3 pag.942

LAUDEVOLMENTE.
Definiz: Laudabilmente. Lat. *laudabiliter, cum laude.
Esempio: Boc. Nov. 69. 19. L'amate giovinette, laudevolmente onorando.
Esempio: But. Combattette contra i Sabini alla Rocca molto laudevolmente.

320) Dizion.3° Ed. .
LAVEGGIO
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vol.3 pag.942

LAVEGGIO.
Definiz: Vaso, che s'usa in Lombardia, per cuocervi entro la vivanda, in cambio di pentola, ed ha il manico, come il paiuólo. Latin. lebes, cacabus. Gr. κάκαθος κάκαβος.
Esempio: Stor. S. Eug. Ed e' baciava, ed abbracciava le pentole, e i laveggi, e l'altre vasellamenta della cucina.
Esempio: Franc. Sacch. Traendolo fuori del laveggio, il mise nella bisaccia.
Definiz: §. E Laveggio: chiamiamo noi un Vasetto di terra cotta, fatto quasi a guisa di pentola, ma col manico, come le mezzíne, nel quale si mette fuoco: serve per riscaldarsi le mani.

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