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257 274 367 527 0 1425 occorrenze
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181) Dizion.1° Ed. .
X
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pag.958

X
Definiz: Nella nostra lingua non ha luogo, perchè nel mezzo della parola ci serviamo, in quel cambio di due ss, come ALEXANDER ALESSANDRO: e alle volte d'una S sola, come EXEMPLUM ESEMPLO. Non può alla nostra lingua servire a nulla, se non se forse per profferire que' pochi nomi forestieri, che cominciano da cotal lettera, come XANTO, per non avere a dir SANTO, o veramente, per iscrivere alcune parole latine, usate da' nostri Autori, come EXABRUPTO, EXPROPOSITO.

182) Dizion.1° Ed. .
Z
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pag.958

Z
Definiz: Lettera di suono molto gagliardo, e assai in uso, appo i Toscani: ha due suoni diversi, o forse più, secondo gli accoppiamenti dell'altre lettere, con le quali ell'è collocata, ma due sono i più principali, e più conosciuti: il primo più intenso, e gagliardo, da alcuno detto aspro, e più simigliante al primo, che abbiamo assegnato alla lettera S, e a noi più frequente, come PREZZO, CAREZZE, ZANA, ZIO: l'altro più sottile, e rimesso, chiamato da altri rozzo, da noi meno usato, e più simile al secondo suono della S, come REZZO, ORZO, ZANZARA, ZELO: onde per fuggir la mala pronunzia, carattere differente le si vorrebbe. Posta la Z davanti all'I, alla qual seguiti altra vocale, non si raddoppia giammai, e sempre si profferisce col primo suono detto di sopra, come LETIZIA, ASTUZIA, AZIONE, ORAZIONE, INVOCAZIONE. Dopo di se non riceve niuna dell'altre consonanti, ne in principio, ne in mezzo della parola. Avanti di se, in mezzo di dizione, e in diversa sillaba, consente la L, N, R, come BALZO, LENZA, SCHERZO. Raddoppiasi nel mezzo delle parole, come tutte l'altre consonanti, fuorchè ne' sopraddetti luoghi, come PIAZZA, PALAZZO, REZZO, ZIZANIA, benchè differenza grande di suono non si senta dal pronunziarla doppia, o scempia, essendo, come s'è detto, di suon gagliardo. Ma se per via di riprova si converta la Z in S, come lettera sua propinqua, e come l'usano in alcuni luoghi di Toscana, si troverrà, che dove la Z dee andar doppia, la S sarà doppia, come PALAZZO, PALASSO, PIASSA, PIAZZA, e dove la Z dee ire scempia, ancora si troverrà la S scempia: come LETIZIA LETISIA, ORAZIO ORASIO, FABBRIZIO FABBRISIO: però con questa regola la Z andrà sempre scempia, dove, convertita in S si troverrà una sola S il che addiviene, quando alla Z seguita l'I, che allato abbia la vocale: e a quelle voci, le quali hanno la penultima sillaba breve, e nell'ultima la Z, come POLIZA OBIZO, ALBIZI, PREVIZA: perciocchè, convertita la Z, in S, si dirà PREVISA, ALBISI, POLISA, OBISO, ec. Le quali voci, nella nostra lingua, oltre a' nomi propri, non arrivano forse al numero di tre.

183) Dizion.2° Ed. .
A'
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pag.1

A'
Definiz: pronunziata con minor forza, e scritta con apostrofo, significa AI, o ALLI, dove l'apostrofo fa l'uficio dell'articolo, ilqual s'affige con detto segno. Ma avanti a parola cominciante da vocale, o dalla S, a cui succeda altra consonante, come AMORI, ERRORI, STIMOLI, SPIRITI, si pone in quella vece l'A con l'articolo GLI, come A GLI AMORI, A GLI ERRORI, A GLI STIMOLI. gr. τοῖς.

184) Dizion.2° Ed. .
omografo. 3
A
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pag.1

A
Definiz: preposizione si pronunzia, come 'l segno del caso appunto, e fa lo stesso effetto del raddoppiare, quando però la parola, che seguita, cominci da consonante. Lat. ad.

185) Dizion.2° Ed. .
ABBACINARE
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pag.3

ABBACINARE.
Definiz: ¶ Da questo ABBACINARE, par che venga la parola BACIO, che significa quella parte della plaga men percossa dal Sole, che l'altre, quasi luogo abbacinato, e senza luce. L. locus opacus. Contrario di SOLATIO. Lat. locus apricus.

186) Dizion.2° Ed. .
ABBREVIATURA
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pag.6

ABBREVIATURA.
Definiz: Parola abbreviata di suoi caratteri, nello scriverla. Lat. notae, scriptura compendiosa.

187) Dizion.2° Ed. .
A BELLA POSTA
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pag.6

A BELLA POSTA.
Definiz: A posta: ma la parola BELLA le aggiugne un pò più di forza. Lat. Dedita opera.

188) Dizion.2° Ed. .
ACCATTARE
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pag.9

ACCATTARE.
Esempio: N. ant. 77. 2. Pregandolo, per amore, che accattasse parola dal Re, che un solo torneamento si facesse, con sua licenzia.

189) Dizion.2° Ed. .
ACCENNARE
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pag.10

ACCENNARE.
Definiz: ¶ Per dare qualche poco d'indizio di che che sia, dicendone qualche parola. Lat. leviter attingere.

190) Dizion.2° Ed. .
ACCENTO
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pag.10

ACCENTO.
Definiz: Quella posa, che si fa nel pronunziar la parola, più in su una sillaba, che in su l'altre: e dicesi ancora a quella picciola linea, che dinota tal posa. Lat. accentus. Gr. πρωσωδία προσῳδία. Vedi Salv. Avvert. pr. vol.
Definiz: ¶ Per voce, parola. Lat. vox, verbum.

191) Dizion.2° Ed. .
ACCIDENTE
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pag.11

ACCIDENTE.
Esempio: E Bocc. n. 9. 1. Una parola molte volte, per accidente, non che ex proposito, l'ha operato.

192) Dizion.2° Ed. .
ACCOGLIENZA
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pag.12

ACCOGLIENZA.
Definiz: ¶ Diciamo anche RIMBALDERA, ma è parola bassa, che significa lo stesso, che è una disusata, e strabocchevole accoglienza, ma più tosto finta, che di cuore.

193) Dizion.2° Ed. .
ADEMPIERE
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pag.20

ADEMPIERE
Esempio: G. Vil. 2. 6. 4. E così s'adempieo la parola del santo Evangelio.

194) Dizion.2° Ed. .
AGIATO
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pag.31

AGIATO
[cioè adagio, e con lungo intervallo, da una parola all'altra]

195) Dizion.2° Ed. .
ALIENAZIONE
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pag.37

ALIENAZIONE.
Esempio: Mor. S. Greg. Il perchè dica il nostro Iob, ora non è perdizione all'iniquo, e alienazione a quelli, che fanno male? La qual parola ALIENAZIONE sonerebbe ne' nostri orecchj più duramente, se lo 'ntrepetre latino l'avesse potuto dire, come dice in lingua ebrea: perchè quello, che noi diciamo, alienazione, gli ebrei dicono anátema, cioè separazione [Qui scambia dalla voce greca, all'ebrea]

196) Dizion.2° Ed. .
ALLIBBIRE
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pag.40

ALLIBBIRE.
Esempio: Sal. Spin. Com'e gli è allibbito subito al suon di quella parola.

197) Dizion.2° Ed. .
ALTRETTALE
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pag.44

ALTRETTALE
Definiz: add. Altro tale, divenuto una parola. Lat. talis.

198) Dizion.2° Ed. .
ALTRO CHE, e ALTRI CHE
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pag.44

ALTRO CHE, e ALTRI CHE.
Esempio: Petr. Son. 138. Ond'io non potè mai formar parola, Ch'altro che da me stesso fosse intesa.

199) Dizion.2° Ed. .
AMMONIRE
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pag.51

AMMONIRE.
Esempio: Boc. nov. 22. 15. Con una parola sola d'ammonirlo, e di mostrargli, che avveduto se ne fosse, gli piacque, ec.

200) Dizion.2° Ed. .
A MOTTO a motto
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pag.52

A MOTTO a motto
Definiz: avverbialm. A parola a parola, a cosa per cosa. Lat. singillatim.

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