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Dizionario 4° ediz.totali
369 369 voci
527 527 occorrenze
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121) Dizion.4° Ed. .
F
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vol.2 pag.327

F
Definiz: Lettera, la quale nel pronunziarsi è assai simile all'V consonante, per essere amendune molto aspirate. Riceve dopo di se nel mezzo della parola, e nella stessa sillaba le consonanti L, e R, e vi perde alquanto di suono, come AFFLITTO, FRESCO; ma riceve la L molto più di rado, come suono alquanto malagevole alla nostra pronunzia. Ammette avanti di se le L, N, R, S in mezzo della parola, e in diversa sillaba, come ALFIERE, FORFORA, DISFATTO, ma la S se le pone avanti molto più frequentemente nel principio, come SFERZA, SFORZO, e pronunziasi la S avanti alla F nel primo modo, e più comune, come nella voce CASA, conforme a quello, che si dirà nella lettera S. Nel mezzo delle dizioni si può raddoppiare, dove fa mestiere, come EFFETTO, BUFFONE.

122) Dizion.4° Ed. .
FANDONIA
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vol.2 pag.343

FANDONIA.
Esempio: Malm. 6. 67. Nepo rispose: quello è un sensale, Che si chiamò il Parola, ma la glosa Uom di fandonie dice, e di bugíe, Perchè in esse fondò le senseríe.

123) Dizion.4° Ed. .
FANGO
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vol.2 pag.343

FANGO.
Definiz: §. IV. Far delle sue parole fango, vale Non mantener la parola, nè Attener le promesse. Lat. fidem frangere.

124) Dizion.4° Ed. .
FARDELLO
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vol.2 pag.348

FARDELLO.
Definiz: §. I. Diciamo Far fardello, che vale Raunar la roba per portarla via, e andarsi con Dio con essa; che in una parola si dice Affardellare. Lat. sarcinulas componere, vasa colligere, convasare. Gr. σκευάζεσθαι.

125) Dizion.4° Ed. .
omografo. 2
FARE
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vol.2 pag.348-403

FARE.
Esempio: Malm. 7. 85. Per la stizza può formar parola, Si sgraffia, batte i denti, e fa la bava.
Esempio: Varch. Ercol. 85. Fare lima lima a uno è un modo d'uccellare in questa maniera; chi vuole dileggiare uno, piegando l'indice della mano destra in sull'indice della sinistra, verso il viso di colui, gli dice lima lima, aggiugnendovi talvolta mocceca, o moccicone, o altra parola simile.
Esempio: Cron. Morell. 329. Fecionne il mercato, e messer Gabbriello diè la parola con dicendo: i' sono contento vendere Pisa a' Fiorentini.
Definiz: FARE PAROLA. Parlare. Lat. verba facere. Gr. ποιεῖσθαι λόγον.
Esempio: Dant. Inf. 6. Ed io, anima trista, non son sola, Che tutte queste a simil pena stanno Per simil colpa; e più non fe parola.
Esempio: E Dan. Inf. 23. Mi rimiraron sanza far parola.
Esempio: Bocc. nov. 15. 28. Ucciso ne potrai tu bene essere, se colui sente, che tu mai ne facci parola.

126) Dizion.4° Ed. .
FAVOLA
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vol.2 pag.418

FAVOLA.
Esempio: Arrigh. 50. La mia parola è oimè! e la mia favola è, oimè dolente!

127) Dizion.4° Ed. .
FESTOSETTO
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vol.2 pag.441

FESTOSETTO.
Esempio: Segn. crist. instr. 1. 7. 5. L'altro figliuolo è un bambinello di pochi anni, vezzoso, amorevole, festosetto, in una parola è le delizie di casa.

128) Dizion.4° Ed. .
FETIDO
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vol.2 pag.442

FETIDO.
Esempio: Lab. 245. Più una fetida parola nello 'ntelletto sdegnoso adopera in una piccola ora, che mille piacevoli, e oneste persuasioni.

129) Dizion.4° Ed. .
FORESTARĶA, FORESTERĶA, e FORESTIERĶA
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vol.2 pag.495

FORESTARÍA, FORESTERÍA, e FORESTIERÍA .
Esempio: Dep. Decam. 134. Ma questa parola (infermería) siccome anche forestería, si pigliava allora non solamente per il luogo dove gli infermi, e forestieri si ricevono, ma per essi infermi, e forestieri ancora.

130) Dizion.4° Ed. .
FORMALMENTE
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vol.2 pag.497

FORMALMENTE.
Esempio: E Maestruz. 2. 8. 3. Avviene alcuna volta, che uomo profera parola, per la quale la fama altrui è diminuta, e non è detrazione, formalmente parlando.

131) Dizion.4° Ed. .
FORMARE
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vol.2 pag.497

FORMARE.
Definiz: §. II. Formare parola, o simili, vale Articolare parola ec.
Esempio: Petr. son. 137. Ond'io non pote' mai formar parola.

132) Dizion.4° Ed. .
FRALE
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vol.2 pag.514

FRALE.
Esempio: Varch. lez. 483. Frale, parola proprio Toscana, e molto usata dal Petrarca, tratta, per quanto stimo, da questa parola Latina fragile, levata del mezzo la sillaba gi, per la figura chiamata sincope da' Greci, cioè mozzamento, onde tanto significa frale sincopato, quanto fragile intero, cioè cosa debile, e che agevolmente si spezzi, che tanto significa il verbo frangere, onde è derivato.

133) Dizion.4° Ed. .
FURFANTONE
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vol.2 pag.551

FURFANTONE.
Esempio: Varch. Ercol. 254. Quando ad alcuna parola s'aggiugne nella fine ec. one, egli le reca ordinariamente grandezza, ma le più volte in mala parte ec. come ec. ignorantone, furfantone.

134) Dizion.4° Ed. .
FUSCO
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vol.2 pag.554

FUSCO.
Esempio: Dant. Par. 17. Indi rispose: coscienza fusca ec. Pur sentirà la tua parola brusca.

135) Dizion.4° Ed. .
G
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vol.2 pag.555-557

G
Definiz: Lettera compagna del C, ed ha anch'ella due suoni diversi, perchè posta avanti all'A, O, U, ha il suono più rotondo, come GALLO, GOTA, GUSTO; e avanti all'E, ed I, ha il suono più sottile come GENTE, GIRO; onde per diffalta di proprio carattere, per servircene nel primo suono coll'E, e coll'I, le pogniamo dopo l'H, come GHERONE, GHIRO. Questo GH, quando ne seguita l'I, ha anch'egli due suoni, l'uno più rotondo, e grosso, come GHIRLANDA, VEGGHI, dal verbo Vedere; l'altro più sottile, e schiacciato, il quale per lo più avviene, quando all'I segue un'altra vocale, come GHIANDA, GHIERA, VEGGHIA; e a cotali suoni, per isfuggire errore, sarebbe di bisogno proprio carattere a ciascheduno. Delle consonanti riceve dopo di se, nella stessa sillaba le L, N, R, come NEGLETTO, GLORIA, EGLI, REGNO, SOGNO, DISEGNARE, INGRATO, GRETOLA: bene è vero, che dopo la L, dove non seguita l'I, per esser suono per la sua durezza sfuggito da questa lingua, si truova di rado. Quando alla L col G avanti seguita l'I, in tal caso ha due suoni, l'uno più rotondo e grosso, come NEGLIGENTE, il quale non è molto ricevuto da noi; l'altro più sottile, o schiacciato, come GIGLIO, FOGLIO, e questo è nostro proprio. Aggiunto, come s'è detto, il G alle L, ed N, gran parte ne perde del suo suono, come AGLIO, RAGNA. Consente avanti di se la L, N, R, S, nel mezzo della parola, e in diversa sillaba, come VOLGO, VANGA, VERGA, DISGREGARE, benchè la S si trovi in mezzo di rado, e per lo più in composizione colla preposizione DIS. Ma nel principio di parola più frequentemente, come SGARARE; e si pronunzia sempre la S avanti al G nel secondo modo, cioè nel suono più rimesso, come nella voce ACCUSA. Raddoppiasi questa lettera nelle nostre voci molto spesso: come POGGIO, OGGI, ec.

136) Dizion.4° Ed. .
GATTO
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vol.2 pag.574-576

GATTO.
Esempio: Ambr. Furt. 5. 1. Poi, quando io penso d'esser giunto al luogo, che egli mi dette ad intendere, non trovai nè can, nè gatta, che me ne sapesse dir parola.

137) Dizion.4° Ed. .
GETTARE, e GITTARE
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vol.2 pag.591-593

GETTARE, e GITTARE.
Definiz: §. IX. Gettar motto, parola, o simili di checchessia, vale Cominciarne trattato, Introdurne discorso.

138) Dizion.4° Ed. .
GINOCCHIONE, e GINOCCHIONI
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vol.2 pag.606

GINOCCHIONE, e GINOCCHIONI.
Esempio: Rim. burl. Curz. Marign. Io cascai ginocchioni, Persi ogni senso, e perdei la parola, Nè pur potei formar sillaba sola.

139) Dizion.4° Ed. .
GIUBILARE, e GIUBBILARE
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vol.2 pag.618

GIUBILARE, e GIUBBILARE.
Esempio: Cavalc. Frutt. ling. Che questo giubilare s'appartenga propriamente all'altra vita, mostrasi per quella parola, che disse Dio a Iobbe.

140) Dizion.4° Ed. .
GNAFFE
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vol.2 pag.635

GNAFFE.
Esempio: Bemb. pros. 3. 220. Gnaffe, che disse il Boccaccio nelle sue novelle, è parola del popolo, nè vale per altro, che per un cominciamento di risposta, e per voce, che dà principio, e via all'altre.

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