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Dizionario 2° ediz.totali
198 198 voci
274 274 occorrenze
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61) Dizion.2° Ed. .
DIMINUIRE
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pag.265

DIMINUIRE.
Esempio: Maestruz. Avviene alcuna volta, che l'huomo proffera parola, per la quale la fama altrui è diminuita.

62) Dizion.2° Ed. .
DINDO
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pag.266

DINDO.
Definiz: Parola, con la quale i bambini, quando cominciano a favellare, chiamano i danari. Lat. nummulus.

63) Dizion.2° Ed. .
omografo. 1
DIRE
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pag.268-269

DIRE.
Esempio: Bocc. n. 6. 7. Fu quella parola ec. la qual dice. Voi riceverete, ec.

64) Dizion.2° Ed. .
DISAVVANTAGGIO
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pag.272

DISAVVANTAGGIO.
Esempio: Morg. E nota una parola, ch'ogni saggio Non fa mai cosa a suo disavvantaggio.

65) Dizion.2° Ed. .
DISIATO,
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pag.280

DISIATO,
Esempio: Dan. Purgat. 33. Ma perchè tanto sovra mia veduta, Vostra parola disiata vola.

66) Dizion.2° Ed. .
DISSIMIGLIATO
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pag.287

DISSIMIGLIATO.
Esempio: Tes. Br. 7. 26. Ma se la parola è divisata, e dissimigliata dall'esser di colui, che la dice, tutte le genti se ne gabberanno.

67) Dizion.2° Ed. .
DOTTARE
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pag.300

DOTTARE.
Esempio: Sen. Pist. Sanza fallo da dottare è, ch'io non prenda la parola alla trappola, o che il mio libro non manuchi il cacio.

68) Dizion.2° Ed. .
DOTTOSO
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pag.300

DOTTOSO.
Esempio: E Tes. Br. altrove, L'huomo fa nel cuor suo alcuna falsa sembianza, o alcuna parola di dottosa significazione.

69) Dizion.2° Ed. .
DUAGIO
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pag.301

DUAGIO.
Definiz: Lo stesso, che Doagio Città di Fiandra, dalla quale anticamente ci veniva una spezie di panno, dal nome della Città, chiamato Doagio. Qui scherza sopra la parola DUAGIO, quasi, rappresentando per essa, il numero due, come cosa fine: onde seguitò treagio, e quattragio, come di più finezza.

70) Dizion.2° Ed. .
ENTRANTE
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pag.309

ENTRANTE.
Esempio: Lib. Am. O parola più entrante d'ogni coltello.

71) Dizion.2° Ed. .
omografo. 1
ESSERE
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pag.315-316

ESSERE.
Definiz: ¶ Coniugato con le particelle BENE, o MALE, senza aggiunto d'altra parola, che l'aiuti (usitato modo del buon secolo) vale essere in grazia, e disgrazia, a grado, e a disaggrado, grazioso, e odioso, amato, e disamato.

72) Dizion.2° Ed. .
EVANGELIO
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pag.317

EVANGELIO.
Esempio: Bocc. n. 27. Perchè non seguitano la parola dell'evangelio?

73) Dizion.2° Ed. .
EX PROPOSITO
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pag.318

EX PROPOSITO.
Esempio: Bocc. nov. 9. 1. Una parola molte volte per accidente, non che exproposito detta, l'ha operato.

74) Dizion.2° Ed. .
F
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pag.318

F
Definiz: LETTERA, la quale, nel pronunziarsi, è assai simile all'V consonante, per essere amendune molto aspirate. Riceve dopo di se, nel mezzo della parola, e nella stessa sillaba, le consonanti L, e R, e vi perde alquanto di suono, come AFFLITTO, FRESCO: ma riceve la L molto più di rado, come suono alquanto malagevole alla nostra pronunzia. Ammette avanti di se la L, N, R, S, in mezzo della parola, e in diversa sillaba, come ALFIERE, ENFIATO, FORFORA, DISFATTO, ma la S se le pone avanti molto più frequentemente nel principio, come SFERZA, SFORZO: e pronunziasi la S avanti alla F nel primo modo, e più comune, come nella voce CASA, conforme a quello, che si dirà nella lettera S. Nel mezzo delle dizioni si può raddoppiar, dove fa mestiere, come EFFETTO, BUFFONE.

75) Dizion.2° Ed. .
FANGO
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pag.323

FANGO.
Definiz: ¶ In proverbio. Uscir del fango, o trarre, il cul del fango vale, uscir d'intrighi, che anche diciamo lo stesso con la parola SPELAGARE.
Definiz: Far delle sue parole fango, e il non mantener la parola, ne attener le promesse. Lat. fidem frangere.

76) Dizion.2° Ed. .
FARDELLO
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pag.324

FARDELLO.
Definiz: ¶ Far fardello, lo diciamo anche, in una parola AFFARDELLARE. Lat. consarcinare.

77) Dizion.2° Ed. .
FARE
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pag.324-325

FARE.
Esempio: Dan. Inf. c. 6. Per simil colpa, e più non fe parola.
Definiz: ¶ Con la parola DIRITTO in significato di GIUSTO, vale amministrar ragione, e giustizia. Latin. ius dicere. Gr. δικαιοσύνην ἐμποιεῖν.
Definiz: ¶ Con la parola PUNTO in significato di POSA, ferma il parlare. Lat. pausam facere.
Definiz: ¶ Con la parola MALE, in signific. att. e col terzo caso dopo, vale offendere, uno, o pregiudicargli in qualunque si voglia cosa. Latin. obesse, officere, praeiudicium facere disse Arnobio, e con la parola BENE, il contrario. Latin. prodesse.
Definiz: ¶ Con la preposizione IN, avanti al caso, ch'egli ha dopo, l'usiamo, con la parola, BENE, o MALE, per guadagnare, o perdere. Latin. quaestum facere.

78) Dizion.2° Ed. .
FETIDO
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pag.336

FETIDO.
Esempio: Lab. n. 245. Più una fetida parola, nello 'ntelletto sdegnoso, adopera in una piccola ora, che mille, ec.

79) Dizion.2° Ed. .
FORZA
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pag.353

FORZA.
Esempio: E Bocc. nov. 8. 7. Questa parola, ec. ebbe forza di fargli mutare animo.

80) Dizion.2° Ed. .
G
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pag.365

G
Definiz: Lettera compagna del C, laquale, anch'ella, ha due suoni diversi, perchè posta avanti all'A, O, U, ha il suono più rotondo, come GALLO, GOTA, GUSTO: e avanti all'E, ed I, ha il suono più sottile, o aspirato, come GENTE, GIRO: onde, per necessità di proprio carattere, per servircene nel primo suono con la E, e con l'I, pogniamo dopo la H, come GHERONE, GHIRO. Questo Gh, quando ne seguita l'I, ha anch'egli due suoni, l'uno più rotondo, e grosso, come GHIRLANDA, VEGGHI dal verbo vedere: l'altro più sottile, e schiacciato, il quale, per lo più, avviene, quando all'I segue un'altra vocale, come GHIANDA, GHIERA, VEGGHIA: e a cotali suoni, per isfuggire errore, sarebbe di bisogno proprio carattere a ciascheduno. Delle consonanti riceve dopo di se, nella stessa sillaba, la L, N, R. Come NEGLETTO, GLORIA, EGLI, REGNO, INGRATO, GRETOLA: bene è vero, che dopo la L, dove non seguita l'I, per esser suono, per sua durezza sfuggito da questa lingua, si truova di rado. Quando alla L, col G avanti, seguita l'I, in tal caso ha due suoni: l'uno più rotondo, e grosso, come NEGLIGENTE, il quale non è molto ricevuto da noi: l'altro più sottile, o schiacciato, come GIGLIO, FOGLIO: e questo è nostro proprio. Aggiunto, come s'è detto, il G alla L, e N, gran parte gli fa perdere del suo suono, come AGLIO, RAGNA. Consente avanti di se La L, N, R, S. nel mezzo della parola, e in diversa sillaba, come VOLGO, VANGA, VERGA, DISGREGARE, benchè la S si trovi in mezzo di rado, e per lo più, in composizione, con la preposizione DIS. Ma nel principio di parola, più frequentemente, come SGARARE: e si pronunzia sempre la S avanti al G, nel secondo modo, cioè nel suono più rimesso, come nella voce ACCUSA. Raddoppiasi questa lettera nelle nostre voci molto spesso, come POGGIO, OGGI, ec.

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