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Dizionario 2° ediz.totali
198 198 voci
274 274 occorrenze
Ordinamento delle voci: alfabetico punteggio
181) Dizion.2° Ed. .
TRAPASSATORE
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pag.890

TRAPASSATORE.
Esempio: Maestruz. Eziandio, che vi fia la volontà, o vero parola, nondimeno, per sola volontà, sarà trapassator d'un'altro comandamento.

182) Dizion.2° Ed. .
TRAPASSEVOLE
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pag.890

TRAPASSEVOLE
Esempio: Coll. S. Pad. Viva è la parola d'Iddio, ed efficace, e più trapassevole, che ogni coltello aguto.

183) Dizion.2° Ed. .
TRAPPOLA
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pag.890

TRAPPOLA.
Esempio: Sen. Pist. Senza fallo è da dottare, che io non prenda la parola alla trappola, o che 'l mio libro non manuchi il cacio.

184) Dizion.2° Ed. .
TRARRE
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pag.891

TRARRE.
Definiz: ¶ Con la parola PATTO, convenire, pattovire, Latin. pacisci, convenire.

185) Dizion.2° Ed. .
TRATTA
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pag.894

TRATTA
Definiz: ¶ Con la parola sospiro, significa l'atto del gittar sospiri.

186) Dizion.2° Ed. .
omografo. 1
TRONCO
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pag.900

TRONCO.
Esempio: Dan. Inf. 9. Ma nondimen paura il suo dir dienne, Perch'e' traeva la parola tronca.

187) Dizion.2° Ed. .
U
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pag.904

U
Definiz: Lettera vocale, e tal'or lettera consonante. Quando e vocale ha gran familiarità con l'O chiuso, dicendosi molte voci con l'uno e con l'altro, scambievolmente: SORGE SURGE, AGRICOLTURA AGRICULTURA. Quando gli segue appresso, un'altra vocale, quasi sempre tutte e due si pronunziano per dittongo, cioè in una sillaba sola, come ancora addiviene all'I: SGUARDO, QUERCIA, GUIDA, FUOCO. Bene è vero, che quando gli seguita appresso l'O, son sempre una sillaba sola, ma, seguendo una dell'altre vocali, tal'or son due: PERSUASO, RUINA, CONSUETO. Precedendogli il G, C, o Q, fa sempre dittongo, ed è pure una sola sillaba: GUERRA, GUIDA, GUADO, QUATTO, QUERCIA, QUITANZA. L'U consonante è assai differente di suono dall'U vocale, però ricercherebbe differente carattere, essendo molto simile al nostro B, e al β greco. Da alcuni è detto aspirato del B: onde molte voci, or con l'uno si dicono indifferentemente, or con l'altro: SERVARE SERBARE, NERVO NERBO, VOCE BOCE. Riceve dopo di se la R nella stessa sillaba, e in mezzo della dizione, ma con molto perdimento di suono: DOVRESTE, CAVRETTO, SOVRANO. Avanti di se, nel mezzo della parola, e in diversa sillaba, consente la L, N, R, S. MALVA, CONVITO, SERVA, DISVIATO, benchè la S si truovi di rado nel mezzo della parola, e, per lo più, ne' verbi composti, con la preposizion DIS, o MIS: ma si ben nel principio molto frequente: SVENIRE SVARIARE, SVINARE. Deesi pronunziar la S, avanti all'U consonante, col suono sottile, o rimesso, quale nella voce ACCUSA, secondo che si dice nella lettera S Raddoppiasi, come l'altre consonanti, nel mezzo della parola. AVVIVARE, RAVVOLTO.

188) Dizion.2° Ed. .
VECCHIERELLO
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pag.912

VECCHIERELLO
Esempio: Bocc. n. 93. 5. La vecchierella udita questa parola, disse.

189) Dizion.2° Ed. .
VECECONTE
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pag.912

VECECONTE.
Definiz: E questa parola Vece, o vice, l'accoppiamo ancora con altre dignità, e ufici, come Vicerè, Viceduca, Vicerettore, e simili, e vale che tiene il lor luogo.

190) Dizion.2° Ed. .
VENIRE
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pag.916-917

VENIRE.
Esempio: Bocc. n. 18. Questa parola parve forte contraria alla donna a quello, che di venire intendea [cioè di pervenire al suo intendimento, all'ottenere il suo fine]

191) Dizion.2° Ed. .
VERBO
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pag.919

VERBO.
Definiz: Parola. Lat. verbum.

192) Dizion.2° Ed. .
VERIFICARE
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pag.920

VERIFICARE.
Esempio: M. V. 1. 9. E così verificando la parola di Salamone.

193) Dizion.2° Ed. .
omografo. 1
VERSO
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pag.922

VERSO.
Definiz: ¶ Diciamo andare a' versi ad alcuno, che è secondarlo, fargli ossequio. Anche si dice, in una sola parola, secondare. Latin. Alicui obsequi, obsecundare.

194) Dizion.2° Ed. .
UNCINO
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pag.937

UNCINO.
Esempio: Com. Inf. 22. Il barattiere a ogni canestro hae apparecchiato suo uncino, e a ogni parola sua risposta.

195) Dizion.2° Ed. .
VOCALE
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pag.939

VOCALE.
Esempio: Conv. 73. Cinque vocali, che sono anima, e legame d'ogni parola.

196) Dizion.2° Ed. .
X
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pag.947

X
Definiz: Nella nostra lingua non ha luogo, perchè nel mezzo della parola ci serviamo, in quel cambio di due ss, come ALEXANDER ALESSANDRO: e alle volte d'una S sola, come EXEMPLUM ESEMPLO. Non può alla nostra lingua servire a nulla, se non se forse per profferire que' pochi nomi forestieri, che cominciano da cotal lettera, come XANTO, per non avere a dir SANTO, o veramente, per iscrivere alcune parole latine, usate da' nostri Autori, come EXABRUPTO, EXPROPOSITO.

197) Dizion.2° Ed. .
Z
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pag.947

Z
Definiz: Lettera di suono molto gagliardo, e assai in uso, appo i Toscani: ha due suoni diversi, o forse più, secondo gli accoppiamenti dell'altre lettere, con le quali ell'è collocata, ma due sono i più principali, e più conosciuti: il primo più intenso, e gagliardo, da alcuno detto aspro, e più simigliante al primo, che abbiamo assegnato alla lettera S, e a noi più frequente, come PREZZO, CAREZZE, ZANA, ZIO: l'altro più sottile, e rimesso, chiamato da altri rozzo, da noi meno usato, e più simile al secondo suono della S, come REZZO, ORZO, ZANZARA, ZELO: onde per fuggir la mala pronunzia, carattere differente le si vorrebbe. Posta la Z davanti all'I, alla qual seguiti altra vocale, non si raddoppia giammai, e sempre si profferisce col primo suono detto di sopra, come LETIZIA, ASTUZIA, AZIONE, ORAZIONE, INVOCAZIONE. Dopo di se non riceve niuna dell'altre consonanti, ne in principio, ne in mezzo della parola. Avanti di se, in mezzo di dizione, e in diversa sillaba, consente la L, N, R, come BALZO, LENZA, SCHERZO. Raddoppiasi nel mezzo delle parole, come tutte l'altre consonanti, fuorchè ne' sopraddetti luoghi, come PIAZZA, PALAZZO, REZZO, ZIZZANIA, benchè differenza grande di suono non si senta dal pronunziarla doppia, o scempia, essendo, come s'è detto, di suon gagliardo. Ma se per via di riprova si converta la Z in S, come lettera sua propinqua, e come l'usano in alcuni luoghi di Toscana, si troverrà, che dove la Z dee andar doppia, la S sarà doppia, come PALAZZO, PALASSO, PIASSA, PIAZZA, e dove la Z dee ire scempia, ancora si troverrà la S scempia: come LETIZIA LETISIA, ORAZIO ORASIO, FABBRIZIO FABBRISIO: però con questa regola la Z andrà sempre scempia, dove, convertita in S si troverrà una sola S il che addiviene, quando alla Z seguita l'I, che allato abbia la vocale: e a quelle voci, le quali hanno la penultima sillaba breve, e nell'ultima la Z, come POLIZA OBIZO, ALBIZI, PREVIZA: perciocchè, convertita la Z, in S, si dirà PREVISA, ALBISI, POLISA, OBISO, ec. Le quali voci, nella nostra lingua, oltre a' nomi propri, non arrivano forse al numero di tre.

198) Dizion.2° Ed. .
ZERO
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pag.949

ZERO.
Definiz: Figura d'aritmetica, che non significa, se non accompagnata con l'altre figure, ed è di forma simile all'o. uno degli elementi del nostro alfabeto: ma come parola val niente.

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