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vol.3 pag.1015


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ME.
Definiz: Pronunziato coll'e stretta, voce del pronome Io, ne' casi obliqui, che talora si usa anche senza il segno del caso, oltre all'altre maniere si osserva, che accoppiandolo colle particelle IL, LO, LI, GLI, LA, LE, NE, sempre si pone avanti di quelle. Anzi avanti a tali particelle non si porrebbe MI, ma sempre in sua vece si usa ME.
Esempio: Boc. Nov. 73. 6. Per veder fare il tomo a que' maccheroni, e tormene una satolla.
Esempio: E Bocc. Nov. 21. 6. Anzi mi pregò il Castaldo loro, quando io me ne venni.
Esempio: Dant. Inf. 10. Ancor men duol, pur ch'io me ne rimembri.
Esempio: Boc. Novell. 22. 2. Intendo che per me vi sia dimostrato.
Esempio: Dant. Par. 3. Perdendo me, rimarreste smarriti.
Esempio: Petr. Canz. 4. 6. Com'io sentì me tutto venir meno.
Esempio: E Petr. Canz. 13. 1. Non pur qual fu, ma pare a me, che cresca.
Esempio: E Petr. Canz. 17. 3. Sì forte, ch'io per me dentro nol passo.
Esempio: Dan. Inf. 26. Rimontò il Duca mio, e trasse mee. Gli antichi alle voci, che finiscono in vocale, coll'accento grave sopra, per non le pronunziar ne tronche, ne rotte, aggiugnevano la vocale e, e talora, tra l'una, e l'altra vocale, interponevano una consonante: Autorità, Autoritae, o Autoritade: Rifinò, Rifinoe, e simili.

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