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1) Dizion.4° Ed. .
CODA
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vol.1 pag.687-689


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CODA.
Definiz: Quella parte del corpo de' bruti opposta al capo, congiunta alla spina della schiena. Lat. cauda. Gr. οὐρά.
Esempio: Bocc. nov. 79. 22. E non v'incresca, infinattanto ch'io abbia fatto le code a questi topi.
Esempio: E Bocc. nov. 90. 10. E questa sia bella coda di cavalla.
Esempio: E Bocc. appresso: Bestia, che tu se' ec. qual cavalla vedestu mai senza coda?
Esempio: Dant. Inf. 17. Ecco la fiera colla coda aguzza, Che passa i monti, e rompe i muri, e l'armi.
Esempio: E Dan. Inf. 24. Quelle ficcavan per le ren la coda, E 'l capo.
Esempio: E Dan. Purg. 24. Quei, che più n'ha colpa, Vegg'io a coda d'una bestia tratto.
Esempio: Petr. cap. 10. Urtar come lioni, e come draghi Colle code avvinchiarsi.
Esempio: E Petr. Frott$. Che gran coda ha la volpe, e cade al laccio!
Esempio: Tass. Ger. 4. 4. E lor s'aggira dietro immensa coda.
Definiz: §. I. Mettersi la coda tra le gambe, modo proverb. che esprime l'Avere grandissima paura; tolta la metaf. da' cani.
Esempio: Pataff. 9. Allor mi messi la coda tra gambe.
Definiz: §. II. Levare la coda, o Alzar la coda, figuratam. vale Pigliar baldanza, Rallegrarsi.
Esempio: Bocc. g. 5. f. 3. Monna Aldruda, levate la coda, che buone novelle vi reco (quì è principio di una canzone in ischerzo usata in que' tempi)
Esempio: Pataff. 7. Doman lo saperrai, leva la coda.
Definiz: §. III. Aver buoni bracchi alla coda di alcuno; vale, Codiare, o Spiare con diligenza gli andamenti di alcuno; metaf. tolta da' bracchi, che inseguiscono la fiera.
Esempio: Bocc. nov. 26. 18. Io t'ho avuti migliori bracchi alla coda, che tu non credevi.
Definiz: §. IV. Aver la coda taccata di mal pelo, si dice in modo proverbiale di chi si ricorda delle ingiurie, e vuole a suo potere vendicarsene.
Esempio: Bocc. nov. 77. 25. Lo scolare, che di mal pelo avea taccata la coda, disse.
Definiz: §. V. Guastar la coda al fagiano, si dice di chi narrando un fatto, lascia il più bello. Lat. ver ex anno tollere. Gr. τὰ βελτίω τῆς ἐξεγέσεως σιγᾶν.
Definiz: §. VI. Saper dove il diavol tien la coda, vale Essere accorto, Sapere il conto suo. Lat. callidum, veteratorem esse. Gr. δολερὸς καὶ παλίμβολος ἀνήρ.
Esempio: Bocc. nov. 77. 70. La maggior parte (degli scolari) sanno dove il diavol tien la coda.
Esempio: Salv. Granch. 3. 9. So dove il diavol tien la coda, Quand'io non sapess'altro.
Esempio: Ciriff. Calv. 1. 27. Perocchè egli è malvagio, e pien di froda, E sa ben dove il diavol tien la coda.
Definiz: §. VII. Mettere la coda dove non va il capo, vale Essere entrante, e Cercar d'ottener per ogni guisa lo 'ntento suo.
Esempio: Morg. 18. 129. Dove 'l capo non va, metto la coda.
Definiz: §. VIII. Lisciar la coda, vale lo stesso, che Piaggiare, Far muine, Dar la soia; tolta la metaf. dallo stropicciar, che si fa talora i gatti per addimesticargli. Lat. blandiri, adulari. Gr. κολακεύειν.
Esempio: Ciriff. Calv. 4. 121. Ma quanto più gli lisciava la coda, E quel crudel superbo con dispetto Lo rampognava.
Esempio: Varch. Ercol. 56. Usansi ancora in vece d'adulare, soiare, o dar la soia ec. talvolta lisciar la coda.
v. LISCIARE, e LIGIARE.
Definiz: §. IX. L'asino non conosce la coda, se non quando e' non l'ha; proverbio esprimente, che Il bene si conosce, quando e' s'è perduto. Lat. malo accepto stultus sapit, sero sapiunt Phryges. Gr. ῥεχθὲν ὁ νήπιος ἔγνω, Omer. v. Flos 251.
Esempio: Lor. Med. canz. Che la coda par conosca L'asinin, quando e' non l'ha.
Esempio: Bellinc. 227. Che l'asinel conosce allor la coda, Quando e' non l'ha, dice un proverbio antico.
Esempio: Morg. 22. 118. E fai, come si dice, l'asinello, Che sempre par, che la coda conosche, Quand'e' non l'ha, che se 'l magian le mosche.
Definiz: §. X. È meglio esser capo di gatta, che coda di lione; proverbio, che vale, che È meglio esser il maggior tra i piccoli, che il minor tra' grandi. Lat. malo hìc esse primus, quam Romae secundus. v. Flos 252. e
CAPO §. XLII.
Definiz: §. XI. Aver alcuno nelle code, vale Averlo in tasca, Averlo in odio; modo basso.
Definiz: §. XII. Nella coda sta il veleno; proverbio esprimente, che Nell'ultimo consiste la difficultà, e 'l pericolo; tolta la metaf. da' serpenti, che nella coda, più che in altra parte, credesi da taluno aver raccolta la malvagità del veleno. Lat. in caudâ venenum.
Esempio: Red. Vip. 10. Conforme al trivial proverbio, il veleno altrove non istava, che nella coda.
Definiz: §. XIII. Coda, Membro genital dell'uomo. Lat. penis, cauda salax. Gr. πέος, Aristof.
Esempio: Bocc. nov. 21. 11. Forse stimava, che egli così senza coda, come senza favella fosse.
Esempio: E Bocc. nov. 61. 10. Fantasima, fantasima, che di notte vai, a coda ritta ci venisti, e a coda ritta te n'andrai.
Definiz: §. XIV. Coda, chiamano le donne Quella parte di capelli, che portano per lo più di dietro ravvolti, e ristretti insieme. Lat. capillitium. Gr. τρίχωμα.
Esempio: Cant. Carn. 102. Dell'acconciar questo è il modo; Come ben distesa l'hai La sua coda, e sciolto il nodo, Un dirizzatoio avrai Dritto bene, e lungo assai ec.
Esempio: E Cant. Carn. appresso: Stringi allor co i nastri, e lega Ben la treccia, e fatta poi, Donne, la coda si piega, E s'avvolge in quel, che vuoi.
Definiz: §. XV. Coda, diciamo anche a' Crini delle comete, che appariscon nel cielo. Lat. cauda. Gr. οὐρά.
Esempio: Varch. stor. 13. Si vede ec. una cometa con una risplendente coda.
Definiz: §. XVI. Coda, vale anco Fine. Lat. finis. Gr. πέρας.
Esempio: Carl. Fior. 107. Riprendono il troppo spesso uso di capitano in coda di verso.
Esempio: Morg. 7. 33. Mancato il capo, male sta la coda, Adunque male star de' tutto il dosso.
Definiz: §. XVII. Coda del sonetto, si dicono Quei versi, che sono in fine del sonetto dopo i quattordici primi versi.
Esempio: Red. annot. Ditir. 119. Sonetti colla coda, ec. quelli, che sono di 17. versi, il quindicesimo de' quali ha sette sillabe, e gli altri tutti ne hanno undici.
Esempio: E Red. annot. Ditir. 217. Va opinando, che da essi abbian forse auto origine i sonetti colla coda.
Definiz: §. XVIII. Coda, lo Strascico del manto de' cardinali, e prelati, delle donne, ec. Lat. syrma. Gr. σύρμα.
Esempio: Burch. 2. 20. L'altra è la coda, che voi strascinate, Faccendo della roba tal diserto.
Definiz: §. XIX. Coda dell'occhio, vale L'estrema parte dell'occhio allato alla tempia. Lat. canthus. Gr. κανθός.
Definiz: §. XX. Onde Guardar colla coda dell'occhio, che vale Guardar furtivamente, o di nascosto; lo che si dice anche Guardar sottecchi. Lat. limis oculis aspicere. Gr. παραβλέπειν.
Esempio: Bocc. nov. 77. 5. Cominciatolo colla coda dell'occhio alcuna volta a guardare.
Definiz: §. XXI. Coda del porro, o simili, vale l'Estremità, la Parte opposta a quella, che si chiama capo.
Esempio: Bocc. g. 4. pr. 14. Mostra male, che conoscano, che, perchè il porro abbia il capo bianco, che la coda sia verde (quì metaforicam. per dinotare una robusta vecchiezza, ed ancora atta a' servigj di Venere)
Definiz: §. XXII. Mangiare il porro dalla coda, vale Fare a rovescio, ed anche vale Cominciare a far una cosa da quel, che importa meno, o da quel, che si dovrebbe far dopo.
Definiz: §. XXIII. Coda, anche si dice all'Ultima parte d'un esercito, quando e' marcia.
Esempio: M. V. 9. 50. Il marchese avendo alla fronte il bello, e grande esercito ec. non si poteva volgere indietro a dar soccorso a Pavía, per non avere i nimici alla coda.
Esempio: Stor. Eur. 1. 7. Non volendo ec. partir di notte, e segreto ec. a cagione, che i nimici pensando, che per la paura e' fusse fuggito, non gli uscissero poi alla coda.
Esempio: Bemb. stor. 2. 26. E giunti alla coda dell'esercito loro, ne uccisero molti.
Esempio: Segn. stor. 1. 3. S'inviò coll'esercito ec. nella quale spedizione avendo infinite difficoltà per cagione delle vettovaglie, e del capitano della lega, che gli era continovamente ora alla coda, ora alla fronte.
Definiz: §. XXIV. Far coda, Andar dietro ad altrui per corteggiarlo, che si dice anche Far codazzo. Lat. aliquem cum catervâ comitari. Gr. παρακολουθεῖν.
Esempio: Stor. Aiolf. Donò Aiolfo l'arme, e 'l cavallo a' saccomanni della stalla, onde che tutti gli facien coda.
Esempio: Agn. Pand. Ma far, come fanno i più; sottomettersi a questo, far coda a quest'altro, per soprastare a' più degni.
Definiz: §. XXV. Far coda Romana, è un giuoco, che fanno i fanciulli ruzzando, nel quale corrono attorno appiccati colle mani a' vestimenti l'un dietro all'altro.
Definiz: §. XXVI. E per similit. vale Andar dietro ad alcuno schernendolo, e beffandolo.
Esempio: G. V. 10. 98. 2. E lo 'ngrato popolo di Roma gli fece coda Romana.
Definiz: §. XXVII. Appor code a code, vale Andare in lungo, Prolungarsi. Lat. producere, protrahere. Gr. ἀναβάλλειν.
Esempio: Buon. Fier. 1. 2. 2. Perch'ei torni di nuovo allo spedale ec. E 'l suo male apponendo code a code Ci stia sempre confitto.

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