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DANNO
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vol.2 pag.10


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DANNO.
Definiz: Nocumento, che venga per qualunque cosa si sia. Lat. pernicies, damnum, iactura. Gr. βλάβη.
Esempio: Bocc. introd. 23. Non aveva potuto con piccoli, e rari danni a' savj mostrare.
Esempio: E Bocc. nov. 100. 5. Voi proverrete con gran vostro danno, quanto grave mi sia l'aver contra mia voglia presa mogliere.
Esempio: M. V. 3. 106. Catuno creditore dovesse avere, ed avesse per dono, danno, ed interesso, un danaio per lira.
Esempio: Maestruzz. 2. 15. Per la ingiuria, e danno dato altrui, tre cose sogliono nascere in colui, che le riceve, cioè, rancore nell'affetto segno di rancore nell'effetto, e azione di ragione contro a colui, che ingiuria.
Esempio: Dant. Purg. 11. Io sono Omberto, e non pure a me danno Superbia fe, che tutti i miei consorti Ha ella tratti seco nel malanno.
Esempio: Petr. son. 11. E 'l viso scolorir, che ne' miei danni A lamentar mi fa pauroso, e lento.
Esempio: Sen. ben. Varch. 7. 10. Che doveano essere, uscendo fuori, a gran danno del mondo.
Esempio: Bern. Orl. 2. 16. 3. Ch'oltre al danno porta Vergogna, e ci riprende d'imprudenzia.
Esempio: E Ber. Orl. st. 4. Ed un certo proverbio così fatto Dice, ch'il danno toglie anche il cervello.
Definiz: §. I. Mio danno, Spezie di giuramento, e dicesi quando si vuol dinotare una cosa, che si crede impossibile. Lat. peream, dispeream. Gr. τεθναίην.
Esempio: Malm. 11. 49. Ed ei risponde, s'io sto su, mio danno.
Definiz: §. II. Suo danno, modo di dire, che esprime lo stesso, che A me non importa.
Esempio: Malm. 1. 3. Alcun forse dirà, ch'io non so cica, E ch'io farei il meglio a starmi zitto, Suo danno, innanzi pur, chi vuol dir dica.
Definiz: §. III. Egli è un danno, modo di dire, che si usa per dinotare il dispiacimento, o la compasione, che si ha di alcuna cosa; che anche si dice Egli è un peccato, o simili.
Esempio: Libr. Son. 56. Diavol, gli è pur de' Pulci; egli è un danno, Ch'e' sia così cimiero ad ogni elmetto.

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