OPERE DI MESSER GIOVANNI BOCCACCIO, cioè:
decamerone. Si cita l'esemplare corretto dal Cav. lionardo salviati a ciò espressamente deputato dal Granduca Francesco, e stampato in Firenze da' Giunti l'anno 1587. Tutte le Novelle sono citate pel numero loro da una fino a cento. Il secondo numero, che si trova negli esempj tratti da quest'Opera, indica i numeri per maggior comodo posti a mano di dieci in dieci versi nell'esemplare, di cui si servirono gli antichi Compilatori (29) così in ciascheduna Novella, come in ogni altra parte principale di quest'Opera, cioè nel Proemio, nell'Introduzione, nel principio, e nel fine di ciascheduna Giornata, e nella Conclusione. I due numeri posti agli esempli tratti dalle Canzoni significano la Giornata, nella quale è posta la Canzone, e la stanza della Canzone. L'abbreviatura tit. che si trova talora in vece del secondo numero, significa, che quell'esempio è tratto non dal corpo della Novella, ma dal titolo di essa. Ma perciocchè l'INFARINATO [Leonardo Salviati] giudicò di dover tralasciare, o alterare varj luoghi di quest'Opera, negli esempli da noi allegati abbiamo supplito cotali mancanze, e variazioni per lo più colla moderna edizione, che ha la data d'Amsterdam dell'anno 1718. in due volumi in 8. e talvolta ancora col celebratissimo Testo a penna scritto di mano di FRANCESCO D'AMARETTO MANNELLI, che di presente si conserva nella Librería di San Lorenzo al Banco XLI. segnato col num. 1. e molte volte ne abbiamo avvertito i Lettori con una parentesi dopo l'esempio, lo che abbiamo anche praticato in qualche luogo più sospetto, o oscuro, dove la lezione del Testo del Mannelli è stata da noi creduta più sicura dell'esemplare corretto dall'INFARINATO.
ameto. Così in questa, come nelle antecedenti impressioni, è stata citata l'edizione di Firenze fatta dagli Eredi di Filippo Giunti l'anno 1521. ed i numeri ne indicano le carte, e l'abbreviatura Proem. il Proemio. In alcun luogo della stampa oscuro, o sospetto d'errore abbiamo consultati gli scritti a penna, e particolarmente quelli, che sono nella Librería di San Lorenzo nel Banco XLI. segnati co' numeri 35. e 36.
AMOROSA VISIONE. Opera in terza rima, e divisa in cinquanta canti, o capitoli. I Compilatori delle passate impressioni non ci lasciarono memoria alcuna del Testo a penna, o dell'edizione, di cui si servirono. Nella presente abbiamo adoperato l'esemplare stampato dal Giolito in Venezia nel 1558. in 8. sendoci paruto sufficientemente corretto, benchè alcuna volta ci sia convenuto ricorrere ad un Testo a penna, che abbiamo veduto nella Librería del MARCHESE RICCARDI segnato O IIII. XXXIX. per racconciare alcuno esempio, che nell'esemplare stampato appariva manifestamente scorretto. Il numero aggiunto alle allegazioni tratte da questo Libro corrisponde a quello de' canti, o capitoli, ne' quali è diviso.
COMENTO (30) sopra i primi sedici Capitoli dell'INFERNO di DANTE. Nelle prime impressioni fu citato un Testo a penna di PIER SEGNI nostro Accademico detto l'AGGHIACCIATO, che poscia fu posseduto dal GUERNITO [Alessandro Segni]. Nella presente, non essendo stato possibile il ritrovare il Testo del segni, ci siamo prevalsi di un altro Testo a penna, che era già nella Librería d'ANTONIO MAGLIABECHI. Questo Testo ha poi servito di norma all'edizione, che ne è stata fatta colla data di Firenze l'anno 1724. in due Tomi in 8. onde questa parimente abbiamo alcuna volta citata, ed i numeri aggiunti agli esempj indicano il canto, e la pagina dell'esemplare stampato.
FIAMMETTA. Si cita la stampa di Filippo Giunti del 1594. in 8. ed i due numeri aggiunti agli esempj corrispondono il primo a quello del libro, il secondo a quelli posti in margine di dieci in dieci versi nella suddetta edizione. Alcuna volta abbiamo citato, e per lo più a pagine, la più antica edizione di Bernardo Giunti del 1533. in 8. ed in qualche esempio di senso oscuro, o dubbio abbiamo consultato i Testi a penna della Librería di San Lorenzo, che si trovano al Banco XLII. segnati co' numeri 7. 8. e 9. (31)
FILOCOLO. Si cita la stampa di Firenze di Filippo Giunti fatta nel 1594. in 8. allegandone il libro, ed il numero marginale posto di dieci in dieci versi (32) In alcuni luoghi oscuri, o scorretti siamo ricorsi all'autorità de' Testi a penna, consultandone talora uno, che fu di Giuliano de' ricci, ora in mano del Canonico corso de' ricci ambedue nostri Accademici, talora quello, che è nel Banco XLII. della Librería di San Lorenzo segnato col num. 36.
FILOSTRATO Poema in ottava rima. Si cita un Testo a penna, che fu già dell'INFERIGNO [Bastiano de' Rossi], e che dipoi fu riposto tra i MS. di nostra Accademia (33) Talvolta abbiamo citato alcuni Testi a penna della Librería di San Lorenzo esistenti nel Banco XLI. al num. 27. 28. e 29. e nel Banco XLII. al num. 28.
LABERINTO D'AMORE, o sia il CORBACCIO. Si cita l'edizione fattane in Firenze da Filippo Giunti l'anno 1594. in 8. allegando in ciascheduno esempio i numeri posti di dieci in dieci versi in quella impressione. Alcuna volta, quando la lezione stampata ci è paruta oscura, o sospetta di scorrezione, abbiamo citato il Testo a penna di mano di FRANCESCO D'AMARETTO MANNELLI unito alla famosa copia del DECAMERONE, di cui poco fa abbiamo ragionato; e quando abbiamo seguitato la lezione di questo Testo, ne abbiamo per lo più avvertito il Lettore con una parentesi dopo l'esempio.
LETTERE; cioè una a Messer PINO DE' ROSSI; una a Messer FRANCESCO PRIORE DI SANT'APOSTOLO; una a Messer CINO DA PISTOIA (34) una a NICCOLA ACCIAIOLI; una a Madonna ANDREA ACCIAIOLI Contessa d'Altavilla; ed una a Francesco de' bardi. Nell'Indice della passata impressione dissero d'essersi serviti di un Testo a penna del GUERNITO, lo che accenna la cifra S. qualora s'incontra nelle citazioni degli esempj. La Lettera a Messer PINO DE' ROSSI dicono essere spogliata sull'esemplare stampato, ma trovandosene molte antiche edizioni, non abbiamo potuto sapere di quale precisamente si servissero i Compilatori. La Lettera al PRIOR DI SANT'APOSTOLO dicono di averla tratta da un Testo a penna di FRANCESCO REDI. Nella presente impressione ci siamo serviti dell'esemplare stampato in Firenze da' Tartini, e Franchi nel 1723. in 4. che ha per titolo: PROSE DI DANTE ALIGHIERI, E DI MESSER GIOVANNI BOCCACCIO, nel quale tutte le sopraddette Lettere si contengono, ed alla lezione di questa edizione si è ridotta la maggior parte degli esempj aggiungendo per lo più a ciascheduno di loro un numero, che dinota le pagine di quella impressione. L'abbreviatura Bocc. Lett. R. significa le Lettere scritte da Messer Giovanni Boccaccio da Avignone alla Republica Fiorentina, il Testo originale delle quali avvertirono i passati Compilatori, che era nell'Archivio delle Riformagioni (35)
NINFALE FIESOLANO Poema in ottava rima; si cita un Testo a penna, che fu di FRANCESCO REDI. Nella presente impressione non avendo ritrovato quel Testo, ne abbiamo citato un altro di ROSSO ANTONIO MARTINI nostro Accademico, ed agli esempli abbiamo per lo più aggiunto il numero della stanza.
TESEIDE Poema in ottava rima stampato (36) Nella presente impressione ci siamo più frequentemente serviti di un Testo a penna, che ora si conserva tra i MS. di nostra Accademia (37) e talvolta di un altro Testo della Librería di San Lorenzo al Banco XLIV. segnato col num. 25. I due numeri molte volte aggiunti alle citazioni corrispondono a quelli de' dodici libri di questo Poema, e delle ottave di ciaschedun libro.
TESTAMENTO cavato dall'Originale scritto di propria mano del BOCCACCIO in carta bambagina, e stampato dietro al Proemio delle Annotazioni de' Deputati alla correzione del Decamerone l'anno 1573. I numeri aggiunti agli esempj accennano le tre facce del Testo indicate da' Giunti nella stampa suddetta.
VITA DI DANTE ALIGHIERI. I passati Compilatori si servirono dell'edizione fatta dal Sermartelli in Firenze l'anno 1576. in 8. ed alle pagine di questa edizione corrispondono i numeri aggiunti alle allegazioni degli esempj. Nella presente impressione ci siamo per lo più serviti della predetta stampa delle PROSE DI DANTE, E DEL BOCCACCIO fatta in Firenze pe' Tartini, e Franchi nel 1723. in 4. dove si trova questa Vita alla pag. 219. e molti esempli sono stati da noi ridotti alla lettura di questa edizione, di cui parimente si sono citate le pagine.
(29) Questo esemplare è ancor di presente tra i libri dell'Accademia.
(30) Il Boccaccio propriamente non fece il Comento alla Commedia di Dante, ma prese a spiegarlo per via di Lezioni pubblicamente alla gioventù Fiorentina, e queste Lezioni sono quelle, che si chiamano col nome di Comento. Chiaro il mostrano alcune parole del principio di queste Lezioni, nelle quali il Boccaccio volge il suo parlare alla gioventù Fiorentina quivi presente dicendo: Massimamente ad uomini d'alto intendimento, e di mirabile perspicacità, come universalmente solete esser voi Signori Fiorentini. Il Monaldi nel suo Diario stampato dietro le Storie Pistolesi in Firenze nel 1733. a carte 332. fa ricordanza del tempo, in cui il Boccaccio cominciò a spiegar Dante: Domenica a dì 23. d'Ottobre (1373.) cominciò in Firenze a leggere il Dante Messer Giovanni Boccaccio. Nelle note al Galateo citandosi un luogo di questo Comento viene attribuito a un certo Maestro Grazia. Questo abbaglio può forse nascere da questo, che si ha notizia d'una Sposizione di Dante fatta da Maestro Grazia dell'Ordine Francescano discepolo del Petrarca scritta a penna. Fu veduta dallo Stritolato [Pier Francesco Cambi], il quale di essa fa menzione ne' suoi spogli di varj Testi a penna, che si conservano tralle scritture dell'Accademia, ed un Testo a penna ne possiede al presente il Canonico Gabbriello Riccardi nostro Accademico.
(31) Nella Fiammetta del Boccaccio non si può trovare l'esempio citato nella passata impressione alla voce rinfilare, poichè è de' Lucidi del Firenzuola, e lo sbaglio è derivato, perchè le parole di quell'esempio dall'Autore sono poste in bocca di una donna chiamata Fiammetta.
(32) I numeri marginali posti di dieci in dieci versi nella stampa del Filocolo di Filippo Giunti talvolta sono errati, e spezialmente nel libro settimo, dove è saltato un centinaio. Quando l'errore è continuato, abbiamo citato questi numeri così errati, perchè i Lettori più agevolmente gli possano ritrovare, essendo impossibile il correggerne tutti gli esemplari.
(33) Questo Codice non si è ora trovato tra i MS. dell'Accademia. Può forse essere, che sia quel medesimo Testo, che vide il nostro Infarinato, e che a suo tempo era in mano di Giovanvincenzio Pinelli.
(34) Questa Lettera, e le due seguenti tengono gli eruditi, che dal Boccaccio fossero scritte in Latino, e da altri poi volgarizzate; la qual cosa non cade in dubbio in quella scritta alla Contessa d'Altavilla, poichè questa non è altro, che la Epistola Latina, con cui il Boccaccio dedicò il suo libro De claris mulieribus a detta Madonna Andrea. Nondimeno sendo state volgarizzate in antico, e trovandosi in molti Testi a penna, ed esemplari stampati, i vecchi Compilatori non istimarono fuor di proposito il trarre da esse alcuno esempio. Chi bramasse qualche notizia delle occasioni, nelle quali furono scritte queste Lettere, e de' Volgarizzatori di alcune di esse, veda le Annotazioni poste in fine della suddetta edizione del 1723.
(35) Avendo fatto diligente ricerca di queste Lettere nell'Archivio delle Riformagioni, non l'abbiamo trovate al presente; forse trascurarono di riporvele coloro, che per servizio di quest'Opera quindi le trassero, e forse sono del tutto perdute.
(36) Gli antichi Compilatori non ci diedero notizia alcuna dell'esemplare stampato, di cui si servirono; forse fu alcuna delle due antiche edizioni, delle quali unicamente si ha notizia, cioè quella fatta in Ferrara nel 1475. col Comento di Andrea de Basso, o sia Giovannandrea Ferrarese, o quella di Venezia per Girolamo Pentio da Lecco nel 1528. in 4. corretta da Messer Tizzone Gaetano di Posi.
(37) Questo Testo è in foglio, e fu scritto l'anno 1402. per mano di Andrea di Messer Bindo de' Bardi.
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