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Volume 3 - Dizionario 3° Ed.
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1) Dizion.3° Ed. .
L
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vol.3 pag.926

L
Definiz: Lettera, la quale ammette, dopo di se, ne' mezzi delle parole, e in diversa sillaba tutte le consonanti, dalla N, e R, in poi: come Alba, Falcone: Falda, Volgo: Salma, Alpe: Polso, Salto: Selva, Calza. E in tutti questi luoghi, i Toscani, nel pronunziarla le fanno, per più dolcezza, perdere alquanto di suono. Avanti di se nel mezzo delle dizioni, riceve il B, C, F, G, P, R, S, T: come Obbligo, Concludere: Conflitto, Ciglio: Esemplo, Parlamento: Slungare, Atleta, il che sempre fa nella stessa sillaba, salvo, che colla R, colla quale s'accoppia in sillaba diversa: come Orlato; ma di rado si trova, appo la nostra lingua, dopo la B, C, F, T, come suono, assai, per sua durezza, fuggito. Dopo la G, poco è in uso, se però non seguita l'I: come Giglio, il quale gli fa fare suono più schiacciato, e sottile, come si dice nella lettera G. Di rado si truova dopo la S, e anche in principio di parola: come Slegare; ovvero ne' verbi composti, colla preposizione DIS, o MIS: come Disleale, Misleale. Accoppiata, col T avanti, non è suono di questa lingua, ma solo s'usa per le voci forestiere, non divenute ancor nostre affatto: come Atlante, Atleta. Con tutte queste lettere avanti, perde alquanto di suono, salvo, che colla R, e colla S, le quali gliele lasciano mantenere intero. Pronunziasi la S avanti alla L nel secondo modo, cioè con suono sottile, o rimesso, quale è nella voce Musa, come si dice nella lettera S. Raddoppiasi, dove è necessario ne' mezzi della parola: come Anello, Coltello.

2) Dizion.3° Ed. .
omografo. 1
LA
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vol.3 pag.926

LA.
Definiz: Talora pronome, talora articolo, e talora avverbio locale.
Definiz: LA. Sempre che è articolo, entra, siccome Il, e Lo suo' compagni, in tutti i casi del numero del meno, ma solo nel genere femminile: fuorchè nel primo, e nel quarto, ha bisogno del segno del caso, che l'accompagni: come Della, Alla, Dalla.
Esempio: Boc. Nov. 42. 1. La Reina, finita sentendo la novella, ec.
Esempio: Dant. Parad. 2. La concreata, e perpetua sete.
Esempio: Petrar. Son. 202. Gli occhi, e la fronte son sembiante umano.
Definiz: §. Distesa si scrive tal particella LA, quando sia articolo, sempre che il nome seguente da lettera consonante incominci, che se da vocale principiasse la voce, che segue, si segna comunemente coll'apostrofo, se non se forse altri nelle vocali seguite da più consonanti, non amasse meglio di segnar d'apostrofo il nome, anzichè l'articolo, scrivendo, per esemplo, la 'ngratitudine. Notizia, che ha luogo in tutti i casi, che si adoperi, siasi la particella di tale articolo LA così sola, o pure affissa a' segni de' casi.

3) Dizion.3° Ed. .
omografo. 2
LA
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vol.3 pag.926

LA.
Definiz: Pronome femminino, sempre è quarto caso del minor numero. Lat. illam.
Esempio: Boc. Nov. 47. 9. Ad una lor possessione la ne mandò.
Esempio: Dan. Par. 4. Quando natura, per forma la diede.
Esempio: Petr. Son. 212. Io la riveggio stare umilemente Tra belle donne.
Definiz: §. Alcuna volta si trova posta tal particella in forza di pronome, ma quasi di soperchio, e per vaghezza di parlare, anzichè per bisogno di esprimere.
Esempio: Bocc. Nov. 16. 32. Ed egli lei riverentemente molto la vide, e ricevette.
Definiz: §. Si prepone alle particelle MI, TI, SI, CI, NE, VI, e si pospone alle altre ME, TE, SE, CE, NE, VE; e forse alcuna fiata si pospone alla particella SI.
Definiz: §. Nel caso retto La, per Ella, come Le per Elle, non pare assolutamente da usarsi, benchè, o per iscorrezion di testi, o per fretta di dettare, se ne leggano forse alcuni pochi esempli di Scrittori autorevoli.

4) Dizion.3° Ed. .

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vol.3 pag.926-928

.
Definiz: Avverbio di luogo, così di stato, come di moto: e vale In quel luogo. Lat. illic, illuc.
Esempio: Dant. Purgat. 23. Vidi, che non pur'io, ma questa gente Tutta rimira là, dove 'l Sol veli.
Esempio: Petr. Son. 205. Torna in là, ch'io d'esser sol m'appago.
Esempio: Boccac. Nov. 40. 14. E sparte le mani in quà, e 'n là.
Esempio: E Bocc. num. 16. Cominciarono a dire: chi è là.
Definiz: §. Andare in là: Tirare innanzi temporeggiando.
Definiz: §. Entrar troppo in là in parlando: Uscire de' termini, o trapassarli.
Definiz: §. Saper più là, Passar più là: vale Penetrare più adentro.
Esempio: Circ. Gell. L'eloquenza tua è tale, e ha tanta forza, che chi fosse stato a udirti, e non sapesse più là, crederebbe, che tutto quello, che hai detto, ec.
Esempio: Fir. As. 128. Psiche se ne andò a dormire, e quando la notte era assai bene in là col suo viaggio, ec. [cioè ne era passata gran parte]
Definiz: §. Suol'aver corrispondenza colle Particelle QUA, e QUI, posponendosi ordinariamente al primo, e preponendosi al secondo.
Esempio: Boc. Nov. 77. 55. Ella, senza star ferma, or quà, or là, si trasmutava piagnendo.
Esempio: Dant. Purg. 6. Tal'era io in quella turba spessa, Volgendo loro, e quà, e là la faccia.
Esempio: Boc. Nov. 38. 6. Tu diverrai molto migliore, e più costumato là, che qui non faresti.
Esempio: Dan. Parad. 1. Molto è lecito là, che qui non lece.
Definiz: §. Pure talora si vede preposta la particella QUI, all'altra. V. Cin.
Definiz: §. Si congiugne con altri avverbj: come Là dove, Là entro, Laggiù, Lassù, Più là, Verso là, Là intorno, e simili, de' quali vedi a' lor luoghi.
Definiz: §. E colle preposizioni.
Esempio: Petr. Son. 83. E che 'l notar là sopra l'onde salse, Tra la riva Toscana, e l'Elba, e il Giglio.
Esempio: E Petr. Canz. 18. Una pietra è sì ardita Là per l'Indico Mar, che da natura Tragge a se il ferro, e 'l fura.
Esempio: Dan. Inf. 28. E là da Tagliacozzo, Ove senza arme vinse il vecchio Araldo.
Definiz: §. Trovasi anche l'avverbio Là riferentesi a tempo.
Esempio: Petr. Canz. 8. Là ver l'aurora, che sì dolce l'aura, Al tempo nuovo, suol muover'i fiori.
Definiz: §. Chi è là. dicesi per Modo di domandare.
Esempio: Boc. Nov. 81. 14. Sentendo lo scarpiccio, che Rinuccio, co' piè faceva, gridò: chi è là.
Definiz: §. Olà, Elà; modi di chiamare.

5) Dizion.3° Ed. .
LÀ INTORNO
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vol.3 pag.928

LÀ INTORNO.
Definiz: Avverb. e vale Poco più, o poco meno. Latin. circum, circa.
Esempio: G. V. 12. 50. 6. La Reina pure rimase grossa di infante di sei mesi, o la intorno [lo stesso, che il Boc. disse In quel torno]

6) Dizion.3° Ed. .
LABARDA
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vol.3 pag.928

LABARDA.
Definiz: Sorta d'arme in asta. Lat. hasta bipennis.
Esempio: Varch. Stor. 15. Un soldato, fatto sembiante di volergli menare d'una labarda, che egli aveva inalberata, gli disse.

7) Dizion.3° Ed. .
LABBIA
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vol.3 pag.928

LABBIA.
Definiz: Faccia, aspetto. Lat. facies, aspectus.
Esempio: Guid. Cavalc. Rim. Veder mi par della sua labbia uscire Una sì bella donna, ec.
Esempio: Dan. Purg. 23. Questa favilla tutta mi raccese Mia conoscenza alla cambiata labbia.
Esempio: E Dan. Inf. 25. Quante bisce egli avea su per la groppa, Infino, ove comincia nostra labbia.
Esempio: Petr. Cap. 4. Ove le penne usate Mutai per tempo, e la mia prima labbia.
Esempio: Dant. Inf. 19. Io credo ben, ch'al mio Duca piacesse, Con sì contenta labbia sempre attese.
Esempio: Poliz. Stanz. E quale huom'è di sì secura labbia, Che fuggir possa il mio tenace vischio.

8) Dizion.3° Ed. .
LABBRICCIUOLO
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vol.3 pag.928

LABBRICCIUOLO.
Definiz: Dim. di Labbro. Lat. labellum.
Esempio: Valer. Mass. Apponendo mele alle labbricciuóla di lui, dormendo, fanciullo nella culla.

9) Dizion.3° Ed. .
LABBRO
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vol.3 pag.928

LABBRO.
Definiz: Estremità della bocca, colla quale si cuoprono i denti, e formansi le parole. Lat. labium, labrum
Esempio: Boc. g. 4. f. E con una boccuccia piccolína, le cui labbra parevan due rubinetti.
Esempio: Dan. Inf. 23. Gli occhi lor, ch'eran pria pur dentro molli, Gocciar su per le labbra.
Esempio: Petr. Son. 18. Più volte, per parlar le labbra apersi.
Esempio: M. V. 8. 26. Senza naso, e senza il labbro di sopra, e con quattro denti caníni.
Esempio: Petr. Huom. Ill. Traendo cogli labbri il latte dalle tette della detta fiera.
Esempio: Pecor. Nov. ult. Con un bocchino adorno di piacevolezza, con due labbra sottilette, e vermiglie.
Esempio: Tass. Gerusal. 7. 87. Le labbia il crudo, per furor si morse.
Esempio: E Tass. Gerusal. 2. 88. Nel celò già, ma con enfiate labbia Si trasse avanti il Capitano, e disse.
Definiz: §. Labbro: Per simil. Orlo di vaso, o di altro.
Esempio: Cresc. 4. 30. 1. Altri il vaso, ec. in pozzo pongono, sicchè solamente le labbra soprastieno.
Esempio: Davanz. Colt. Spicca le labbra dalla buccia dell'osso, che essendo in succhio sarà agevole.
Esempio: Sag. Nat. Esper. 5. Sia lavorata in modo [la canna] con orlare, o spianare il taglio de' labbri.
Definiz: §. Labbro: Sorta d'erba che si dice Labbro di Venere. L. labrum Veneris. Gr. δίψακος.
Esempio: Lib. Cur. Malat. E la piaga si lavi con decozione di labbro di Venere, fatta in vino bruschetto.

10) Dizion.3° Ed. .
LABERE
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vol.3 pag.928

LABERE.
Definiz: Verbo Lat. e vale Sdrucciolare. Lat. labi.
Esempio: Dant. Par. 6. L'alpestre rocce, Po, dove tu labi.

11) Dizion.3° Ed. .
LABERINTO,
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vol.3 pag.928

LABERINTO,
Definiz: Luogo pien di vie, tanto dubbie, e tanto intrigate, che chi v'entra non truova modo a uscire. Latin. labyrinthus. Gr. λαβύρινθος.
Esempio: Boc. Amor. Vis. Vidi quivi Teseo nel laberinto Al Minotauro orribile, e nefando.
Esempio: But. Fecevi molte paréti, con molti usci, che tutti aprivano in dentro, e molti andiriviéni, e pose nelle entrate molte immagini, che facevano grande paura a chi vi entrava, ec. e chiamossi questa prigione lo laberinto.
Esempio: Ovid. Pist. Era posto in una prigione, fatta a giravolte, la quale si chiamava laberinto.
Esempio: Tass. Gerus. 16. 35. Ed affrettò il partire, e della torta Confusione uscì del laberinto.
Esempio: Bern. Orl. 2. 7. 58. Tagliando intorno va quei laberinti.
Esempio: Serd. Stor. 1. Vi sono oltre a questo tanti sboccamenti di strade, che entrano l'una nell'altra, che a guisa di laberinto fanno smarrire, e aggirarsi i non pratichi.
Definiz: §. Per metaf.
Esempio: Lab. n. 55. E però dianzi lo chiamai laberinto, perchè così in essa gli huomini, come in quello già facevano, senza saperne mai riuscire, s'avviluppano.
Esempio: Petrar. Sonett. 177. Sull'ora prima, il di sesto d'Aprile, Nel laberinto entrai, ne veggo ond'esca.
Esempio: E Petr. Son. 189. S'un lungo errore in cieco laberinto.
Definiz: §. Per similitud. da' Notomisti si appella laberinto un Luogo dell'interna cavità dell'orecchio degli animali.

12) Dizion.3° Ed. .
LABILE
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vol.3 pag.928

LABILE.
Definiz: Cadevole, lubrico. Latin. lubricus, caducus.
Esempio: Mor. S. Greg. La terra, ch'è bagnata dall'acqua, diventa labile.
Esempio: Boc. Nov. 89. 6. Sono naturalmente le femmine tutte labili, e inchinevoli.
Esempio: Dant. Parad. 20. Da mia memoria labili, e caduci.
Esempio: Boc. Vit. Dan. Li Prelati, ec. alla cui custodia sono commesse le anime labili.
Definiz: §. Memoria labile: dicesi della Memoria, che non ritiene.
Esempio: Bemb. Asol. 2. Non vi sento di così labile memoria, che egli vi debba esser di mente uscito.

13) Dizion.3° Ed. .
LABORE
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vol.3 pag.928

LABORE.
Definiz: V. L. Fatica. Lat. labor.
Esempio: Dant. Purg. 22. M'andava sì, che senza alcun labóre, Seguiva in sugli spiriti veloci.
Esempio: E Dan. Par. 23. E per trovar lo cibo, ond'egli pasca, In che i gravi labór gli sono aggrati.

14) Dizion.3° Ed. .
LABORIOSAMENTE
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vol.3 pag.928

LABORIOSAMENTE.
Definiz: Con fatica, con laboriosità. Lat. *laboriose, difficilè.
Esempio: Fr. Giord. Pred. R. Non possono, se non laboriosamente sostenere tanti malori di persecuzioni.

15) Dizion.3° Ed. .
LABORIOSISSIMO
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vol.3 pag.928

LABORIOSISSIMO.
Definiz: Superl. di Laborioso. Lat. laboriosissimus.
Esempio: Fr. Giord. Pred. R. Ma lo arrivarvi si è cosa laboriosissima.
Esempio: E Fr. Giord. Pred. R. appresso. Ma pure con laboriosissimi sforzi ottenne i suoi intenti.

16) Dizion.3° Ed. .
LABORIOSITÀ, LABORIOSITADE, e LABORIOSITATE
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vol.3 pag.928

LABORIOSITÀ, LABORIOSITADE, e LABORIOSITATE .
Definiz: Fatica. Lat. labor.
Esempio: Fr. Giord. R. Il qual vizio e di somma stoltizia, e di grande vanitade, e di molta laboriositade.

17) Dizion.3° Ed. .
LABORIOSO
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vol.3 pag.928

LABORIOSO.
Definiz: Faticoso: Difficile a farsi. Lat. laboriosus, difficilis.
Esempio: Agn. Pand. Ne chiamo appetito tirannesco in colui, nel quale è cura, e sollecitudine delle cose generose della patria, quantunque faticose, e laboriose.

18) Dizion.3° Ed. .
LACCA
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vol.3 pag.928

LACCA.
Definiz: Ripa. Lat. ripa.
Esempio: Dan. Inf. 7. Così scendemmo nella quarta lacca.
Esempio: But. Cioè nella quarta china, scesa, o lama.
Esempio: E Dan. Inf. 12. E 'n sulla punta della rotta lacca, L'infamia di Creti era distesa.
Esempio: E Dan. Purg. 7. Tra erto, e piano era un sentiero sghembo, Che ne condusse al fianco della lacca.
Definiz: §. Lacca, e Lacchetta: diciamo all'Anca, e coscia degli animali quadrupedi. Lat. coxa.
Esempio: Burchiell. Ch'egli abbia, ec. sfesse le lacche, e tutto ben quartato [parla di un cane]
Definiz: §. Lacca: è un Color rosso, che adoperano i dipintori.
Esempio: Cant. Carn. 77. La biacca è de i colori la maestra, E lacca adoperiamo.
Esempio: Alleg. 234. Del verzin, del cinábro, e della lacca.
Definiz: §. Ceralacca: Sorta di cera, colla quale si suggella le lettere, o altro, e si chiama anche Cera di Spagna.
Esempio: Sagg. Nat. Esp. 227. Dopo la qual par che ne venga la ceralacca finissima.
Definiz: §. Lacca.
Esempio: Ricett. Fior. E noto oggidì, che la lacca è una gomma, che nell'India è raccolta su certi alberi, e lavorata da certe formiche alate, simili alle nostre cuterzole.

19) Dizion.3° Ed. .
LACCHÈ
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vol.3 pag.928

LACCHÈ.
Definiz: Servidore giovanetto. Lat. cursor.
Esempio: Alleg. Quasi, ch'io sia lacchè d'ognuno, e paggio.

20) Dizion.3° Ed. .
LACCHETTA
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vol.3 pag.928

LACCHETTA.
Definiz: Strumento, col quale si giuoca alla palla, fatto di corde di minugia, tessuto a rete. Latin. reticulum.
Definiz: §. Si dice anche all'Anca, e coscia degli animali quadrupedi.
Esempio: Lasc. Rim. Tu m'hai servito ec. E dal lato, per Dio, della lacchetta (qui è metafor.)

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