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1) Dizion.4° Ed. .
NOCE
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vol.3 pag.349-350


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Omografo 1
Omografo 2
NOCE.
Definiz: Albero noto, la frutta del quale anche si chiama Noce. Lat. nux. Gr. καρύα.
Esempio: Cr. 5. 18. 1. Il noce è detto, perchè nuoce, imperocchè la sua ombra è nocevole agli altri arbori.
Esempio: E Cr. num. 11. Dice Dioscoride, che l'ombra del noce è molto nociva a coloro, che sott'essa dormono.
Esempio: Bocc. nov. 60. 18. Il quale gran mercatante io trovai là, che schiacciava noci, e vendeva i gusci a ritaglio.
Definiz: §. I. Per similit.
Esempio: Pallad. Febbr. 19. Più diventano fruttiferi gli alberi, che nascono di seme, e di loro noci ec. nota, che dice Isidoro, che ogni frutto colla corteccia dura si chiama noce, e ogni frutto colla corteccia liquida si chiama pomo, parlando in genero.
Definiz: §. II. Noce, per Quella parte della balestra, dove s'appicca la corda, quando si carica.
Esempio: Morg. 26. 75. Ma così tosto non fugge uno strale, Che si diparta da corda di noce (quì figuratam. per la Balestra stessa)
Definiz: §. III. Onde La corda è 'n sulla noce; o simili; proverb. simile a quello, Esser alla porta co' sassi; e si dice di Cosa, che sia in procinto, o vicinissima ad accadere. Lat. res est in cardine. v. Flos 310.
Esempio: Ciriff. Calv. 2. 39. E vede aver la corda in sulla noce.
Esempio: Ambr. Furt. 1. 3. Avendogli per mezzo di non so che donna in questa sua pratica quasichè condotta la corda in sulla noce.
Esempio: E Cof. 1. 3. Or ci è in contrario Sol una cosa, che pria che sia buio, Questo novello sposo non vi vadia; La corda è, vedi, in sulla noce.
Definiz: §. IV. Noce, diciamo ancora a Quell'osso, che spunta in fuori dall'inferiore estremità dell'osso della tibia, che dagli anatomici si dice in Lat. malleolus. Gr. σφυρόν.
Esempio: Bellinc. son. 145. Le noci si fuggiron ne' talloni.
Esempio: Buon. Fier. 5. 1. 3. Salir un carro su per una ruota, Che mossasi mi sbatta, e mi strascini, E mi stiacci una noce.
Definiz: §. V. Una noce sola non suona, o non fa rumore in un sacco; proverb. che vale, che Un solo non può condurre a fine quel fatto, che ha bisogno di molti.
Definiz: §. VI. Aver mangiato noci, diciamo di Quelli, che dicon volentieri male, perchè le noci offendono, e fanno cattiva lingua.
Esempio: Libr. Son. 30. Ma 'l popol grida poi, ch'io mangio noce.
Esempio: Varch. Ercol. 92. Di coloro, che hanno cattiva lingua, e dicon male volentieri, si dice: egli anno mangiato noci, benchè il volgo dica noce.
Definiz: §. VII. Mangiar le noci col mallo, si dice di Quelli, che dicon male de' più maldicenti di loro.
Esempio: Varch. Ercol. 92. Mangiar le noci col mallo, si dice di quelli, che dicono male, e cozzano con coloro, i quali sanno dir male meglio d'essi, di maniera che non ne stanno in capitale, anzi ne scapitano, e perdono in digrosso.
Esempio: Libr. Son. 12. Che per mangiarsi le noci col mallo Riesce una vivanda senza sale.
Definiz: §. VIII. Stare in sul noce.
Esempio: Varch. Ercol. 92. Dicesi ancora quasi in un medesimo significato: stare in sul noce, il che è proprio di coloro, che temendo di non esser presi per debito, o per altra paura, stanno a Bellosguardo, e non ardiscono spasseggiare l'ammattonato, cioè capitare in piazza, che i Latini dicevano: abstinere publico.

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