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Volume 2 - Dizionario 4° Ed.
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161) Dizion.4° Ed. .
DA QUÌ INNANZI
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vol.2 pag.12

DA QUÌ INNANZI.
Definiz: Avverb. lo stesso, che Da quinci innanzi. Lat. in posterum. Gr. ἐξῆς, αὖθις.
Esempio: Dant. Inf. 29. Allor disse il maestro: non si franga Lo tuo pensier da quì innanzi sovr'ello.

162) Dizion.4° Ed. .
DA QUINCI INNANZI
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vol.2 pag.12

DA QUINCI INNANZI.
Definiz: Avverb. Per l'avvenire. Lat. in posterum. Gr. ἐξῆς, αὖθις.
Esempio: Bocc. nov. 68. 24. Guarda, che per la vita tua da quinci innanzi simili novelle noi non sentiamo più.
Esempio: Libr. Mott. Io ho trovato chi sa, e scortica, più che noi; e però se mai scorticammo, da quinci innanzi si riscortichi.
Esempio: Maestruzz. 1. 52. Che sarà, se alcuno dica, io ti voglio da quinci innanzi avere per moglie?

163) Dizion.4° Ed. .
DA QUINDI INNANZI
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vol.2 pag.12-13

DA QUINDI INNANZI.
Definiz: Avverb. vale Da quell'ora innanzi. Lat. ex eo. Gr. ἐκ τούτου.
Esempio: Bocc. nov. 99. 28. Il che da quindi innanzi ciascun fece.

164) Dizion.4° Ed. .
DARDEGGIARE
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vol.2 pag.13

DARDEGGIARE.
Definiz: Tirar dardi, o Colpire come con dardo. Lat. iaculari. Gr. ἀκοντίζειν.
Esempio: Sannaz. Arc. pros. 5. Novelli piaceri a prendere ricominciammo, ora provandone a saltare, ora a dardeggiare colli pastorali bastoni.

165) Dizion.4° Ed. .
DARDETTO
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vol.2 pag.13

DARDETTO.
Definiz: Dim. di Dardo. Lat. parvum iaculum. Gr. ἀκόντιον.
Esempio: Fir. As. Posciachè con alcuni loro dardetti ebbero sparsi molti fiori.

166) Dizion.4° Ed. .
DARDO
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vol.2 pag.13

DARDO.
Definiz: Arme da lanciare; ed è un'Asticciuola di legno, lunga intorno a due braccia, con una punta di ferro in cima, fatta come punta di lancetta, e con due penne; che anche si dice Freccia. Lat. telum, iaculum, bolis, dis. Gr. βολίς.
Esempio: G. V. 8. 78. 4. Leggieri d'arme con balestri, e dardi, e giavellotti a fusone.
Esempio: Amm. ant. 12. 3. 3. I dardi, che sono preveduti, meno feggono.
Esempio: Red. Vip. 1. 29. Leggesi ec. che i Dalmati, ed i Saci avvelenano i dardi fregandovi sopra l'elenio.
Definiz: §. Per similit.
Esempio: Petr. son. 228. Ed oimè il dolce riso, ond'uscío 'l dardo, Di che morte, altro bene omai non spero.

167) Dizion.4° Ed. .
DARE
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vol.2 pag.13-55

DARE.
Definiz: Verbo, che in alcune voci esce di regola, e perciò da' grammatici è detto irregolare; ed in alcuni tempi ha doppie terminazioni, come fie manifesto dagli esempli addotti ne' suoi significati, e nelle sue frasi, e maniere.
Definiz: §. I. Dare, per Trasferire una cosa da se in altrui; Donare. Lat. dare, donare, largiri, tradere. Gr. διδόναι.
Esempio: Bocc. nov. 15. 12. E possessioni, e case ci ha date, e dà continuamente al mio marito, e tuo cognato, ch'è buona provvisione.
Esempio: E Bocc. nov. 16. 3. Egli, e molti altri amici, e servidori del Re Manfredi furono per prigioni dati al Re Carlo.
Esempio: E Bocc. nov. 18. 16. Al conte piacque molto questa domanda, e prestamente rispose di sì, e con lagrime gliele diede.
Esempio: E Bocc. nov. 93. 2. Che uno per liberalità usare ad un altro, che il suo sangue, anzi il suo spirito desiderava, cautamente a dargliele si disponesse.
Esempio: Cavalc. Frutt. ling. Presto si perde, se non lo guarda colui, che lo diede.
Esempio: Ar. Len. 2. 1. Sol mentrech'io ti dò, me ne ringrazi; Tostochè ho dato, il contrario fai subito.
Definiz: §. II. Per Istabilire, modo di dire alla latina. Lat. si datum est.
Esempio: Bern. rim. 38. E s'egli è dato, ch'i' abbia a stentare, Fa' almen, che qualcun altro stenti meco.
Definiz: §. III. Per Permettere, Concedere. Lat. dare, concedere, permittere. Gr. παραχωρεῖν.
Esempio: Petr. son. 274. E agli amanti è dato Sedersi insieme.
Esempio: E Petr. 316. Dammi, signor, che 'l mio dir giunga al segno Delle sue lode, ove per se non sale.
Esempio: Boez. Varch. 3. 9. Dammi padre pietoso, che nell'alta Divina fede colla mente io saglia.
Esempio: Cant. Carn. 4. Noi cogliemmo certe frutte Belle, come dà il paese.
Definiz: §.IV. Per Percuotere; e oltre al signific. att. si usa anche nel neutr. pass. e nel neutr. assol. Lat. verberare, percutere. Gr. παίειν, τύπτειν, πλήσσειν.
Esempio: Bocc. nov. 15. 34. Noi ti darem tante d'uno di questi pali di ferro sopra la testa, che noi ti farem cader morto.
Esempio: E Bocc. nov. 32. 10. Io mi vidi sopra un giovane bellissimo ec. il quale presomi per la cappa, e tiratomi a' piè, tante mi diè, che tutto mi ruppe.
Esempio: E Bocc. num. 11. Io ci tornerò, e darottene tante, ch'io ti farò tristo per tutto il tempo, che tu ci viverai.
Esempio: E Bocc. nov. 73. 19. Quanto egli potè menar le braccia, e' piedi, tanto le diè per tutta la persona pugna, e calci.
Esempio: E Bocc. nov. 88. 9. E stracciatagli la cuffia in capo, e gittato il capuccio per terra, e dandogli tuttavia forte, diceva.
Esempio: Dant. Purg. 9. Misericordia chiesi, che m'aprisse, Ma pria nel petto tre fiate mi diedi.
Esempio: Bern. Orl. 1. 7. 27. Chi di quà, chi di là gli andava a dare.
Esempio: E Ber. Orl. 3. 5. 11. Ruggier allor da parte si tirava, Che così stando non gli avrebbe dato.
Definiz: §. V. Per Vendere. Lat. vendere, collocare. Gr. πολεῖν πωλεῖν.
Esempio: Ar. Cass. 1. 5. Io sarei contento dar per simile Prezzo a chi le volesse le mie femmine.
Esempio: E Ar. Cass. 3. 3. E quella, ch'al giudizio Mio fosse di miglior viso, volendola Tu dar per prezzo onesto, e convenevole, Gli comperassi.
Definiz: §. VI. Dare, parlandosi del sole, di lume, o simili, vale Arivare, Battere. Lat. pertingere.
Esempio: Libr. cur. malatt. In quell'orto il sole vi dava dalla mattina alla sera.
Esempio: Ricett. Fior. 2. La bottega dello speziale ec. debbe avere o orto, o terrazzo, dove dia il sole.
Esempio: Buon. Fier. 3. 5. 2. Che ora sol profonda tanto, Che al maggior di persona dava a gola, Al minor sopra 'l mento.
Definiz: §. VII. Non dar nè in ciel, nè in terra, vale Esser fuori di se. Lat. neque coelum, neque terram attingere. Gr. οὔτε γῆς, οὔτε οὐρανοῦ ἃπτεται.
Esempio: Malm. 5. 59. Perch'ella non dà più nè in ciel, nè in terra.
Definiz: §. VIII. Dare per Pagare, Dare in pagamento. Lat. solvere. Gr. ἐκτίνειν.
Esempio: Bocc. nov. 62. 10. Mia mogliere l'ha venduto sette, dove tu non me ne davi altro, che cinque.
Esempio: Com. Inf. 20. Nullo maggiore strazio puote uomo fare della sua donna, che sottometterla per moneta a chi più ne dà.
Esempio: Sen. ben. Varch. 6. 16. E pure è noto a ciascuno quanto si dà il giorno a un muratore, che le fa (le mura)
Esempio: Ar. Cass. 3. 3. Egli è mio offizio Senza rispetto a chi mi dà più attendere.
Definiz: §. IX. Quindi Avere a dare, vale Esser debitore.
Definiz: §. X. Per Dimostrare, Palesare. Lat. ostendere, indicare, palam facere. Gr. ἀποφαίνειν.
Esempio: Fav. Esop. Il colore del tuo abito dà, che sii fornaio, o carbonaio, o appannator di guado, o maestro d'inchiostro.
Definiz: §. XI. E Darsela, neutr. pass. vale Somigliarsi, Esser simile. Gr. ὁμοιοῦσθαι.
Definiz: §. XII. Dare, parlandosi di titoli, come Dare del messere, del signore, del serenissimo ec. vale Trattare altrui, in parlando, o scrivendo, con quel titolo. Lat. honoris caussâ dominum, et c. compellare, appellare. Gr. ἔνεκα τιμῆς κύριόν τινα προσκαλεῖν.
Esempio: Cecch. Servig. 4. 10. Ch'oggidì s'usa di dare Del messere, e signore a ogni furbo.
Definiz: XIII. Altresì Dar del briccone, del vituperoso, di becco, di ladro, e simili, modo d'ingiurare altrui, tacciandolo di tali ignominiosi attributi. Lat. vituperare, contumeliâ afficere. Gr. ἐνυβρίζειν, αἰκίζειν.
Definiz: §. XIV. Dare, trattandosi di curare infermi, si dice dell'Ordinare il medico il medicamento. Lat. curae rationem praescribere, medicamentum dare. Gr. φάρμακον ἐπιτέλλειν.
Definiz: §. XV. Dare, parlandosi di lettere, di corrieri, o simili, vale Portare avviso, Dar notizia. Lat. nuntium afferre. Gr. ἐπαγγέλλειν τινί τι.
Definiz: §. XVI. Dare, per Dar retta, Abbadare, Curare.
Esempio: Franc. Sacch. nov. 143. Il minacciare, e il rimbrottare del Piovano fu assai, e stette coppie d'anni, che non favellò allo Innamorato, il quale non vi diè nulla, dicendo questa novella e nel contado, e nella città.
Definiz: §. XVII. Dare, termine di giuoco, vale Metter la carta in tavola.
Definiz: DARE. Verbo nella nostra favella usato frequentemente; e ne' suddetti significati, e per espressione d'altre operazioni si congiugne cogli infiniti d'altri verbi colle particelle DA, A, IN, o simili, come pure si accoppia con moltissimi nomi, e con articolo, e senza, e parimente con avverbj, o con altre particelle, formando infinite maniere, proverbj, e frasi espressive di particolari significazioni, difficilissime a comprendersi, e ridursi sotto generi determinati; onde a maggior comodità se ne porranno appresso, tratte fuori per ordine d'alfabeto, quelle, che più frequenti si odono nell'uso, o più spesse s'incontrano nelle scritture.
Definiz: DARE A BALIA. Dare i piccoli figliuoli altrui ad allattarli. Lat. filios nutriendos dare. Gr. τέκνα τιθήνῃ παραδιόναι.
v. BALIA.
Definiz: DARE A BARATTO. Barattare. Lat. permutare. Gr. ἀμείβεσθαι.
Esempio: Ar. Len. 3. 2. Non che in vendita, Ma a baratto, ma in don dar si dovrebbono.
Definiz: DARE A BERE. Dare a credere, Dare ad intendere; modo basso. Lat. imponere.
Esempio: Bern. Orl. 1. 10. 3. Però si dice volgarmente in piazza Per un proverbio: e' glie l'ha data a bere.
Esempio: Malm. 7. 24. E s'ella non m'è stata data a bere, Elle son Fate, ch'han virtù divina.
Definiz: DARE A BUON MERCATO. Vendere a prezzo vile. Lat. parvo vendere. Gr. πωλεῖν ὀλίγου τι.
Esempio: Cant. Carn. 297. Donne, chi ha di voi castagne secche, Datele a buon mercato.
Definiz: DARE A CALO.
v. DARE CALO.
Definiz: DARE A CAMBIO. Dare per riavere, oltre alla sorte principale, anche l'interesse guadagnato col cambio. Lat. dare faenori, pecuniam faenori occupare. Gr. δανείζειν τινί τι.
Esempio: Dav. camb. 96. L'ingordigia di questo guadagno ha convertito il cambio in arte, e dannosi i danari a cambio, non per bisogno d'avergli altrove, ma per riavergli con utile. E pigliansi, non per trarre i danari suoi d'alcun luogo, ma per servirsi di quei d'altri alcun tempo per interesse.
Esempio: E Dav. camb. 99. Però bisogna aver gli occhi d'Argo in avvertire a chi tu dai a cambio, a chi tu rimetti, a chi rifida colui, che ti ritorna il tuo.
Esempio: E Dav. camb. 102. Può dare a cambio se medesimo.
Esempio: Sen. ben. Varch. 4. 26. Chi darà a cambio, o fiderà i suoi danari ad uno, il quale sia usato a fallire?
Esempio: Ambr. Bern. 3. 1. Son quei proprj, Che Giulio mi lasciò, ch'i' ho dati a cambio Sempre per lui.
Definiz: DARE ACCUSA. Accusare. Lat. accusare, postulare, deferre. Gr. αἰτιᾶσθαι.
Esempio: G. V. 8. 96. 3. Fu data una inquisizione, ovvero accusa alla Podestà (ch'era allora messer Piero della Branca d'Agobbio) contro a messer Corso.
Definiz: DARE A CENSO.
continua...
168) Dizion.4° Ed. .
DA RITTO, E DA ROVESCIO
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vol.2 pag.55

DA RITTO, E DA ROVESCIO.
Definiz: Posto avverbialm. vale Per tutti i versi. Lat. undequaque.
Esempio: Malm. 11. 30. In quel, ch'ella da ritto, e da rovescio, Così dicendo, va sonando a doppio, Dà sul viso al Cornacchia un marrovescio, Ch'un miglio si sentì lontan lo scoppio.

169) Dizion.4° Ed. .
DARSENA
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vol.2 pag.55

DARSENA.
Definiz: La parte più interna del porto, cinta per lo più di muraglia. Lat. portus interior. Gr. ὁ ἐνδότερος λιμήν.
Esempio: Red. Oss. an. 183. Sta sempre con una delle sue estremità radicata ec. negli scogli, o muri de' porti, e delle darsene.

170) Dizion.4° Ed. .
DA SCHERZO
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vol.2 pag.55

DA SCHERZO.
Definiz: Posto avverbialm. vale Da burla. Lat. per iocum. Gr. παιδικῶς.
Esempio: Sagg. nat. esp. 100. Adunque (dissero alcuni come da scherzo) o l'aria non ha che far col suono, o ec.

171) Dizion.4° Ed. .
DA SE DA SE
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vol.2 pag.55

DA SE DA SE.
Definiz: Posto avverbialm. Seco stesso. Lat. secum ipse, per se. Gr. παῤ'ἑαυτῷ.

172) Dizion.4° Ed. .
DA SENNO
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vol.2 pag.55

DA SENNO.
Definiz: Posto avverbialm. Da vero, Contrario di Da burla. Lat. seriò. Gr. σπουδῇ.
Esempio: Cavalc. discipl. spirit. Anzi alcuna volta scoprendo, che il loro confessarsi peccatori non veniva da umiltà, ma da superbia, sen'adirano da maladetto senno.
Definiz: §. Dicesi anche Da buon senno, ed ha alquanto più di forza.
Esempio: Sen. ben. Varch. 1. 4. Quelli, che vogliono sanare gli animi ec. favellino daddovero, dicano da buon senno.

173) Dizion.4° Ed. .
DA SERA
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vol.2 pag.55

DA SERA.
Definiz: Posto avverbialm. In tempo di sera. Lat. vespertino tempore.
Esempio: Dant. Par. 27. Di quel color, che per lo sole avverso Nube dipinge da sera, e da mane Vid'io allora tutto 'l ciel cosperso.

174) Dizion.4° Ed. .
DA SEZZO
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vol.2 pag.55

DA SEZZO.
v. DASSEZZO.
175) Dizion.4° Ed. .
DA SOMMO A IMO
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vol.2 pag.55

DA SOMMO A IMO.
Definiz: Posto avverbiam. Da capo a piedi. Lat. a summo ad imum.
Esempio: Malm. 7. 89. Sgomina ciò, che v'è, da sommo a imo.

176) Dizion.4° Ed. .
DASSAI
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vol.2 pag.55

DASSAI.
Definiz: Che anche si dice D'ASSAI. Posto avverbialm. in vece d'aggiunto, vale Sufficiente, Da fatti, contrario di Dappoco. Lat. praestans, egregius. Gr. ἐξαίρετος.
Esempio: Mor. S. Greg. Perchè si tengono d'assai, però in niuno modo condiscendono agli uomini umili.
Esempio: Franc. Sacch. nov. 10. Messer Dolcibene fu, secondo cavalier di corte, dassai quanto alcun altro suo pari.
Esempio: Dant. Inf. 29. Ed io dissi al poeta: or fu giammai Gente sì vana come la Sanese? Certo non la Francesca sì d'assai.
Esempio: But. D'assai, cioè da molto.
Esempio: Fir. Trin. 2. 5. Perchè io sono un buono, e dassai marito.

177) Dizion.4° Ed. .
DASSAIEZZA
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vol.2 pag.55

DASSAIEZZA.
Definiz: Astratto di Dassai, Sufficienza, Attitudine, e Prestezza nell'operare. Lat. promptitudo, aptitudo. Gr. εὐθυμία.
Esempio: Tratt. gov. fam. Era donna di grande dassaiezza.
Esempio: Fr. Giord. Pred. Considera la dassaiezza di Marta.
Esempio: Cecch. Mogl. 4. 2. Mai mai aveva in bocca Altro, che le sue tante dassaiezze.
Esempio: E Cecch. Dot. 2. 4. Ma tosto, ch'elle n'escano (le fanciulle) La santità si fugge, e bene spesso Se ne fuggon con lei le dassaiezze.

178) Dizion.4° Ed. .
DASSEZZO
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vol.2 pag.55

DASSEZZO.
Definiz: Che anche si scrive DA SEZZO. Posto avverbialm. Nell'ultimo luogo. Lat. postremò, novissimè. Gr. τὸ τελευταῖον.
Esempio: G. V. 3. 2. 6. Poi fu porta san Pietro dassezzo colla 'nsegna delle chiavi.
Esempio: Petr. cap. 4. Che fur già primi, e quivi eran dassezzo.
Esempio: Bocc. nov. 59. 1. Ad altri non restava dir, che a lei, se non a colui, che per privilegio aveva il dir da sezzo.
Esempio: Volg. Ras. Possono congregare tutte le cose dassezzo.

179) Dizion.4° Ed. .
DATA
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vol.2 pag.55-56

DATA.
Definiz: Dicesi del Tempo, in che fu scritta, e consegnata la lettera, notato nella medesima; nella stessa guisa, ch'usavano apporvi i Lat. datum etc..
Esempio: Dav. Scism. 27. Le grazie dal dì della data, non dell'esecuzione hanno vigore.
Esempio: Cecch. Corr. 3. 4. Ma se pure fusse venuta la lettera ec. Vedi la data; e se la nostra è messa Qualche dì dopo (com'i' credo) mostrala.
Esempio: Red. lett. 2. 129. La lettera, che V. Sig. mi ha mandata, e del Sig. Dott. Bonomo da Messina in data de' sette di Giugno.
Definiz: §. I. Data, per Colpo, che si dà alla palla giuocando.
Definiz: §. II. Data, per lo stesso, che Padronato di benefizj ecclesiastici, o simili. Lat. *ius conferendi beneficii.
Definiz: §. III. Data per Qualità, Natura, Condizione.
Esempio: Malm. 8. 43. E fatta da vicin la reverenza, Parole pronunziò di questa data.
Definiz: §. IV. Quindi Esser sur una data, vale Esser della medesima qualità, della stessa condizione. Lat. eiusdem naturae esse.
Definiz: §. V. Data, per Dazio. Lat. tributum. Gr. φόρος.
Esempio: Stor. Pist. 37. Per le grandi spese si faceano grandi imposte, e date.
Esempio: E Stor. Pist. 46. Puose una gran data per pagare la gente sua.
Esempio: E Stor. Pist. appresso: Ragionarono di volere, che la data, e l'altre gravezze, che la gente dello Imperadore faceano a' cittadini, si levassono via.

180) Dizion.4° Ed. .
DA TANTO
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vol.2 pag.56

DA TANTO.
Definiz: Posto avverbialm. in vece d'aggiunto, ha relazione al Da quanto; e vale Di tanta sufficienza, Di tanto valore, o giudicio, e simili. Lat. tam praestans, tam peritus, aptus. Gr. ἱκανός.
Esempio: Bocc. nov. 13. 26. Fu da tanto, e tanto seppe fare, che egli pacificò il figliuolo col padre.
Esempio: E Bocc. nov. 60. 15. Perciocchè nol conosceva da tanto.
Esempio: E Bocc. nov. 92. 14. Disse di farlo volentieri, se da tanto fosse, come diceva.
Esempio: Lab. 166. Se il minore uomo è da tanto, da quanto doverrà esser colui, la cui virtù ha fatto, che egli dagli altri ad alcuna eccellenzia sia elevato?
Esempio: Fir. As. 95. Io mi diedi a volarmi su per la polvere, ma non fui da tanto, che io potessi dar la volta tonda.

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