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1) Dizion.4° Ed. .
LAMENTARE
Voce completa

vol.3 pag.11-12


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LAMENTARE.
Definiz: Neutr. e neutr. pass. e talora anche in signific. att. Dimostrare con voce cordogliosa, articolata, o inarticolata, il dolore, che altri sente. Rammaricarsi. Lat. lamentari, queri, conqueri. Gr. θρηνεῖν, ὀδύρεσθαι, ὀλοφύρεσθαι.
Esempio: Petr. son. 63. E ne conviene Lamentar più l'altrui, che 'l nostro errore.
Esempio: E Petr. 102. S'a mia voglia ardo, ond'è il pianto, e il lamento? S'a mio mal grado, il lamentar che vale?
Esempio: E Petr. 124. E 'l dolce amaro lamentar, ch'i' udiva.
Esempio: E Petr. 235. Giusto duol certo a lamentar mi mena, Sassel chi n'è cagione.
Esempio: Dant. Par. 14. Qual si lamenta, perchè qui si muoia.
Esempio: E Dan. Par. 19. Per la lor bestia si lamenti, e garra.
Esempio: E Dan. rim. 1. Ch'io 'l vidi lamentare in forma vera Sopra la morta immagine avvenente.
Esempio: Nov. ant. 57. 5. Il conte d'Angiò bestemmiava forte tra se medesimo, e lamentavasi di sua fortuna.
Esempio: E N. ant. nov. 70. 4. E la moglie lamentando dicea: deh Signor mio, che doglia m'è, che tu muori sanza colpa!
Esempio: Teseid. 3. 63. Io 'l farò, ma sempre lamentando Andrò la mia fortuna con dolore.

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